«Penso che uno Stato maturo debba essere prima di tutto giusto, etico, trasparente, il che significa dare a tutti le stesse possibilità di accesso e restituire a ognuno la sua dignità. Non è quello che avviene e il meccanismo di riscossione dei debiti finisce a colpire i più poveri, a negare l’accesso a una vita dignitosa punendo chi ha magari avuto un problema nel corso della sua vita e seppellendolo sotto un debito che potrebbe non riuscire mai a pagare: chiudendolo in un circolo vizioso che gli impedisce di ripartire». Nell’ufficio di Veniero Rossi, nella periferia romana del Quadraro, c’è un manifesto col simbolo di «Basta debiti», uno sportello del consorzio di sindacati Usb, che aiuta chi è sommerso da cartelle esattoriali, richieste di pagamento, multe, sanzioni. Sul manifesto campeggia Robin Hood, il leggendario eroe che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Un Robin Hood moderno è invece il responsabile dello sportello, Veniero, cinquant’anni e una folta capigliatura leonina. Era un funzionario di livello in una banca e si portava a casa uno stipendio altrettanto di livello. Poi un giorno la banca chiude e butta lui e i colleghi in mezzo a una strada: dalle stelle alle stalle. A quel punto gli salta addosso il fisco e la vita di Veniero comincia a sprofondare. «Oggi – racconta – penso che invece quella che è stata una tragedia, sia stata per me una fortuna che mi ha fatto fermare un momento a pensare. E quando sono uscito dalla mia vicenda personale ho cominciato a meditare su come avrei potuto aiutare altri come me. In banca avevo imparato un mucchio di cose e conoscevo bene i buchi neri nelle amministrazioni dello Stato o dei privati. Sapevo che Equitalia o l’Agenzia delle entrate, può continuare a perseguitarti anche con cartelle contestabili per i più svariati motivi e persino per errore. Sapevo che un avvocato avrebbe potuto tirare fuori dai guai un mucchio di gente, aiutandola a ripartire. Sapevo che questa lacuna nella trasparenza è una delle pecche maggiori della macchina amministrativa e che ovviamente chi non sa – chi l’avvocato non può permetterselo – continua a pagare anche quando non deve. Uno Stato maturo non può comportarsi così. A quel punto ho chiesto a due sindacalisti che conoscevo, Angelo Fascetti e Guido Lutrario, se Usb non volesse aprire uno sportello ad hoc. Io mi si sarei impegnato. E così abbiamo iniziato tre anni fa».

Qualcuno potrebbe obiettare che sono “furbizie” per non pagare il dovuto…
È il contrario. Le furbizie sono quelle della macchina della riscossione che non rispetta né la trasparenza né un’etica che impedirebbe loro di esigere un credito che non si può più esigere. Lo sanno ma non lo dicono e tu continui a pagare. Il truffatore professionista queste cose le conosce e si organizza in modo da frodare con intelligenza. Ma il debitore medio, che se non ha pagato lo ha fatto spesso per necessità, queste cose non le sa. Paga e basta e, se non ce la fa, gli pignorano i beni.

Uno potrebbe dunque fare da solo?
No. È complicato conoscere e stabilire quando e come si deve pagare o meno. E serve un avvocato perché è solo il giudice che può chiudere certi contenziosi. Lo sportello segue chi ha bisogno, gli indica un avvocato di fiducia, accompagna le prime mosse concordano un piano di rientro per sanare il contenzioso in maniera sostenibile. In questo modo, la gente prende in mano la sua situazione con consapevolezza. È il primo passo per liberarsi dal peso del debito e ripartire.

Quante persone vengono allo sportello?
Dalle settanta alle novanta al mese. Sia per vecchie cartelle di Equitalia, sia per un indebitamento che non si riesce a sostenere: banche, bollette, spese telefoniche, errori di fatturazione. Vedo povertà, dolore, disperazione. Ma se ne esce e la coscienza dei propri diritti è il primo passo per riacquistare dignità. Per tornare ad essere persone.