Alberto Airola, senatore torinese dei 5Stelle, ieri è diventato protagonista delle cronache politiche per aver ribadito che sul Tav non bisogna transigere, altrimenti, ha minacciato, «me ne vado dal Movimento e mi porto via il simbolo». Il no alla grande opera in Val di Susa è un punto fermo nella storia del M5S, dice Airola. In giorni in cui pare che la compagine di governo grillina stia cercando una via d’uscita e un compromesso con la Lega, le sue parole pesano.

Cosa l’ha spinta a lanciare quello che suona come un ultimatum? Vede sommovimenti nel governo, nella maggioranza e tra i suoi colleghi del Movimento 5 Stelle che la preoccupano?

Non è la prima volta che faccio dichiarazioni del genere, avevo detto cose simili quando la Lega aveva manifestato a favore del Tav. Anche questa volta c’è stato bisogno di ribadire la nostra posizione. Nel momento in cui la Lega pone una questione di necessità assoluta sulla grande opera bisogna dire innanzitutto a chi ci ha votato e lo ha fatto sulla base di un programma, che questa è ancora la nostra posizione: il Tav è un’opera inutile. Quando lo dico non esprimo una semplice indicazione politica, è in gioco l’identità stessa del M5S.

Dunque, nessun margine di trattativa è emerso nelle ultime ore?

Ci sono altre opere che hanno la priorità, il presidente del consiglio Giuseppe Conte lo ha spiegato bene. L’analisi costi-benefici è stata altrettanto chiara, dunque non c’è spazio per i ripensamenti di questo governo. Ad un certo punto è venuta fuori questa faccenda del mini-Tav, ma il comunicato del Movimento 5 Stelle prima e le parole del ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli dopo hanno chiuso a ipotesi di questo genere.

È immaginabile che il Movimento 5 Stelle abbandoni quei territori, come è accaduto per questioni come la Tap o il Terzo valico.

Mi sembra impossibile. Noi dobbiamo molto ai cittadini della Val di Susa. Nove anni fa, quando il M5S era ancora agli inizi, eleggemmo due consiglieri regionali soprattutto grazie ai loro voti. Sono la storia del M5S fin dalle origini. Eppure anche in occasione della recente manifestazione No Tav, i valsusini ci hanno tenuto a precisare che non hanno governi amici, neanche questo di cui il M5S è contraente e socio di maggioranza. Sono preoccupati, come sempre. Sono dubbiosi, sono piemontesi che sospettano molto anche perché in questi anni ne hanno viste davvero tante, hanno assistito alla militarizzazione della valle. Stanno sul chi va là, è comprensibile.

Le pare possibile che il governo possa cadere per il Tav?

Non penso. Quello che ci aspetterebbe se cadesse questo governo sarebbe molto più preoccupante. E mi sembra evidente che chiunque decida di far venire meno questa maggioranza si intesterebbe un fallimento politico, sia se lo facesse la Lega che se lo facessimo noi 5 Stelle. Lasceremmo il campo ad un governo del presidente, al ritorno delle larghe intese. Tutte soluzioni poco augurabili.

Dunque la Lega verrà sulle vostre posizioni?

Questa è una prova di forza, che rimanda a una contrattazione. Ma penso che in fin dei conti questo irrigidimento della Lega abbia a che fare con la campagna elettorale.