Per 89 euro puoi fare colazione al Bar Fattori al Pigneto, quartiere semiperiferico di Roma, ammirare le numerose opere di Street art, immergerti in un’«esperienza cromatica folle e non convenzionale» e fare un pic-nic a base di supplì. È una delle Esperienze offerte da Airbnb, la multinazionale dell’ospitalità privata attiva in circa 100mila città del mondo. Le «esperienze», tenute da host di Airbnb, sono alla base di una strategia di crescita della multinazionale che mira a diversificare l’offerta, inizialmente incentrata sugli alloggi, per diventare una vera e propria agenzia di viaggi. Avendo saturato lo spazio e le case, Airbnb punta sul tempo. Lanciate nel 2016, le «esperienze» sono cresciute da 500 attività in 12 destinazioni nel 2017 a oltre 400mila in 1.000 città, secondo Fortune. A differenza del settore degli alloggi, quello delle Esperienze è stato curato da Airbnb attraverso un’attenta selezione delle attività proposte e la formazione, almeno nel periodo di lancio, degli host approvati. La percentuale trattenuta da Airbnb è del 20%.

ADDIO MAGIA
I viaggi tradizionali, sostiene Airbnb, hanno perso la magia promessa. «La realtà è questa: sei in coda, sei un estraneo, spesso ti ritrovi a fare cose che gli abitanti locali non fanno» ha detto Brian Chesky, uno dei fondatori, presentando le «esperienze», mentre in un video alle sue spalle scorrevano immagini di città e spiagge sovraffollate. Dopo aver contribuito al fenomeno dell’overtourism che sta cambiando le città, facendo perdere loro magia e identità, Airbnb si propone ancora una volta come la soluzione diventando un’agenzia di viaggi, una end-to-end travel platform, una piattaforma che gestisce ogni fase del viaggio, dall’inizio alla fine, con l’obiettivo di promuovere nuove rotte e «rimettere le persone al centro del viaggio» o, a seconda del punto di vista, mettere Airbnb al centro della nostra vita.

Ci sono diverse categorie di «esperienze»: le Avventure, le Airbnb Animal Experiences, le Social Impact Experiences. A fine novembre Airbnb ha lanciato la Cooking Experience: gli ospiti avranno l’occasione di imparare oltre 3mila ricette in tutto il mondo, preparate da host locali come «Nonna Nerina» che insegna a fare la pasta a mano a Roma, scelta come testimonial del nuovo format. L’Italia, ovviamente, è favorita. A 100 fortunati host la piattaforma offre un soggiorno-studio presso l’Università delle Scienze Gastronomiche di Slow Food, che ha stretto un accordo con Airbnb per «offrire esperienze di impatto sociale». A loro volta, le Esperienze sono solo una di cinque categorie previste del nuovo prodotto targato Airbnb, chiamato Trips. Trips include «Esperienze», «Luoghi» e «Case», queste ultime organizzate in «collezioni» a seconda delle esigenze degli ospiti. Altre due categorie di Trips, «Voli» e «Servizi», dovrebbero seguire.

LA PASSIONE È MERCE
«Airbnb fornisce alle persone un modo per guadagnare dalle loro passioni e i loro interessi» si legge nel comunicato di lancio. Mettere a profitto la casa, insomma, è storia vecchia. Attraverso la mercificazione di «passioni e interessi» i viaggi del futuro saranno confezionati interamente dalla piattaforma, che punta a fornire la possibilità al viaggiatore di non dover pensare proprio a niente. Airbnb sta insomma lavorando per automatizzare il consumo di esperienze e il tempo libero: un giorno, promette Airbnb, le offerte saranno talmente mirate e personalizzate attraverso processi di machine learning che sarà Airbnb stessa a scegliere il tuo viaggio. Oggi la sezione Avventure offre «accesso esclusivo alle comunità locali» attraverso viaggi di gruppo con alloggio, pasti, itinerari e attività, e lista delle cose da mettere in valigia già inclusi. Insomma «è tutto programmato in anticipo: prenota e parti».

CAMBIA IL VIAGGIO
È l’esperienza stessa del viaggio a subire una metamorfosi: se un tempo si sceglieva una destinazione con la curiosità di conoscerne gli aspetti ignoti, adesso la destinazione fa da sfondo all’esperienza che si scegli di fare: prima scelgo cosa voglio fare, e poi dove lo voglio fare. In questo modo le persone si rivolgeranno ad Airbnb prima di aver scelto una destinazione, nella fase che Chesky chiama di «ispirazione», che precede quelle dell’organizzazione del viaggio, della prenotazione del volo e dell’alloggio. Tutte fasi che Airbnb vuole mettere a profitto. Molte città si sono ormai adattate alle aspettative dei turisti trasformandosi in parchi a tema. Ora è la volta dei luoghi più remoti della terra. Eppure non è questo l’aspetto più inquietante della strategia di crescita di Airbnb. La prospettiva ultima della piattaforma sarebbe infatti quella di diventare una app che offre servizi non solo per il viaggio ma per la vita di tutti i giorni, non solo ai turisti ma anche ai locals. Tra i prodotti da sviluppare con la app ci sarebbe un mercato di esperienze ed eventi locali pubblicizzati non per i turisti ma per i residenti delle città. Recentemente Airbnb ha acquistato una app di prenotazione di biglietti per musei ed eventi. Un’altra delle idee discusse riguardava l’aggiornamento della app di Airbnb con informazioni sul trasporto pubblico locale. Quest’ultima sarebbe stata per il momento accantonata: Airbnb dovrebbe prima dimostrare di avere un mercato.

FESTE E SPARATORIE
C’è un altro settore, oltre quello delle esperienze e dei servizi, nel quale Airbnb deve maturare, quello della sicurezza. Autoproclamatasi una piattaforma «basata sulla fiducia», Airbnb sta incontrando non poche difficoltà a mantenere fede al claim mentre sempre più spesso emergono i problemi relativi all’assenza di tutela su Airbnb. Dopo una serie di articoli della stampa americana su host che installano telecamere nascoste, a fine ottobre un’inchiesta di Vice ha smascherato una rete di circa 100 annunci per case inesistenti, in otto città degli Stati Uniti. L’autrice dell’inchiesta, caduta nella trappola dei falsi annunci per i quali è molto difficile ottenere un rimborso da Airbnb, è stata immediatamente contattata dall’Fbi, ma non dal servizio clienti di Airbnb, informava lei stessa in un tweet diventato virale. Airbnb ha promesso di verificare tutti i 7 milioni di annunci per alloggi presenti sul suo sito – come farà, e perché non lo abbia ancora fatto, è una domanda che si sono posti in molti. Tra le misure annunciate anche uno stop ai party houses, una pratica molto diffusa negli Usa: le feste con centinaia di partecipanti organizzate in alloggi affittati tramite la piattaforma, all’insaputa dei proprietari e con grande disappunto dei vicini. Il giorno dopo l’annuncio dello stop (peraltro ignorato da molti utenti) i giornali riportavano la notizia di 55 colpi sparati a una festa organizzata in un Airbnb, a Portland. Nel 2019 37 di queste feste sono terminate con una sparatoria: a ottobre una festa su Airbnb si è conclusa con cinque morti e quattro feriti; l’ultimo decesso il 16 dicembre, a una festa con oltre 400 invitati. Numeri che sbiadiscono di fronte a quelli emersi con il progetto «Combat» della Commissione Europea in collaborazione con alcune università: più di 93 mila i casi di sfruttamento sessuale e 4.500 quelli di sfruttamento sul lavoro avvengono ogni anno nel settore dell’accoglienza in Europa. Airbnb, che dichiara di non essere responsabile per l’attività dei suoi utenti sulla piattaforma, si è rivelato uno strumento ideale per affari illeciti. A maggio dell’anno scorso la Bbc riportava la dichiarazione della polizia inglese secondo cui le gang di Londra userebbero case su Airbnb per ramificare lo spaccio di droga nelle città di provincia. Alcuni casi di riciclaggio di denaro attraverso Airbnb sono stati documentati dalla stampa.

DIREZIONE WALL STREET
Se l’obiettivo di Airbnb per il 2020 è la quotazione in borsa e la graduale penetrazione nella vita di tutti i giorni, la multinazionale dovrà dimostrare di saper verificare l’attività dei suoi utenti più di quanto abbia fatto finora. Adesso promette di farlo, a partire dalle «esperienze» che sarebbero «certificate al 100%». Lo sforzo di verificare 7 milioni di annunci per alloggi dovrebbe concludersi alla fine del 2020 con una spesa stimata di 150 milioni di dollari. Molto meno di quanto Airbnb ha speso in marketing nel 2019: 367 milioni di dollari solo nel primo trimestre, e oltre un miliardo di dollari in un anno, secondo The Information. Si tratta di un incremento di spesa forse giustificato dall’annuncio dell’attesa quotazione in borsa, dopo le performance deludenti sul mercato azionario di Uber, Lyft, Pinterest e altre. Se, e quanto la piattaforma valutata a 35 miliardi di dollari sia responsabile per l’attività dei propri utenti, e quante case, tempo, dati e scelte siamo disposti a cedere, come utenti, alla piattaforma, sono i nodi intorno a cui ruota il futuro di Airbnb.