Giorgio Airaudo, candidato sindaco di «Torino in comune», va al punto: «Il risultato non è soddisfacente, ci eravamo dati il 5 per cento come minimo utile. Ci siamo fermati al 3,7. Pesante perché qui a Torino il Pd perde quasi 100mila voti, e Fassino in molti quartieri prende meno voti del Pd. Noi che siamo nati per intercettare questa diaspora non ci siamo riusciti».

L’elettore in fuga dal Pd non vi vota.

Abbiamo pagato l’assenza di un progetto nazionale. Ma sono in corso mutamenti profondi. Anche a Torino il Pd è il primo partito del centro. In periferia aumenta l’astensione. E il calo del Pd va in astensione o nei 5 stelle, che comunque perdono voti. Fassino perde sei elettori su dieci e ne recupera tre dal centrodestra. Il più votato è un esponente di Cl. Il Pd cambia, non è più un partito di sinistra.

Resta che chi lascia il Pd non vota voi.

Perché appariamo belli e inutili. Se uno deve fare male al Pd vota i 5 stelle. Ma non siamo al caso di Barcellona dove Ada Colau vince sottraendo dieci punti all’astensione popolare. Nei quartieri popolari di Torino l’astensione aumenta. Per questo dobbiamo insistere.

Ma non avete sbagliato niente?

Abbiamo pagato un prezzo alla mancanza di proposta nazionale. Perché le amministrative sono politiche. Si è votato su Renzi.

La sinistra sinistra ha corso divisa dal Pd ovunque, tranne in rari casi vittoriosi, come Cagliari. Vuol dire che Zedda doveva presentarsi da solo, per perdere?

Ma no, viva Zedda, ottimo sindaco. Ma è l’ultimo dei mohicani, l’ultimo dei sindaci arancioni. La sua esperienza non è più riproponibile perché il Pd non lo guida Bersani ma Renzi, che non vuole il centrosinistra. A Torino non si è riproposta l’alleanza perché Fassino non ascoltava quando gli dicevamo che la città stava soffrendo la crisi. Cosa che ha scoperto alle tre di notte durante lo scrutinio.

Oggi Fassino prende le distanze da Renzi.

Cerca di salvarsi ma è tardi. Quanto a noi, evitiamo di illuderci che si può tornare all’Ulivo, oggi c’è un Pd che realizza i programmi della destra. Non serve una scialuppa per salvare un piccolo gruppo dirigente. Dobbiamo costruire una proposta ampia unitaria e credibile nei rapporti di forza. I 5 stelle sono considerati capaci di fermare Renzi e i suoi epigoni locali. Chi vota 5 stelle anziché il voto utile fa il vaffa utile.

Al ballottaggio vota scheda bianca?

No. Lasciamo libertà di voto, invito ad andare a votare perché a Torino abbiamo perso quasi 10 punti di partecipazione. Incontreremo i due candidati per illustrare i nostri punti, a partire da una commissione indipendente sul debito del comune e la proposta di Torino comune voucher free. Sentiremo che dicono. I nostri 14mila saranno protagonisti anche al ballottaggio. Non andremo a casa. Ma meglio non dividerci fra tifosi dell’uno e dell’altro candidato. Per il futuro non possiamo non vedere che un pezzo del nostro elettorato va ai 5 stelle perché vuol un cambio e un altro pezzo vota Pd turandosi il naso. Voglio parlare con tutti.

Se c’è, la divisione comunque salterà di nuovo fuori in futuro.

Chiunque sarà il sindaco noi in consiglio sosterremo tutto ciò che va in direzione del nostro programma. E ci opporremo al resto.

Farà il consigliere comunale?

No. Penso che non si possano fare due cose contemporaneamente e credo sia giusto che in consiglio resti Eleonora Artesio che ha una bellissima storia di sinistra nel sociale a Torino. Ma non mi disimpegno e resto garante del progetto.

Fassina ha scelto diversamente. Neanche su questo avete una linea nazionale.

Su questo non serve, c’è anche una componente soggettiva in queste scelte. Noi investiamo su noi. Qualcuno mi contesterà che ho preso il 3,7 e voglio investire, ma sono stufo di una sinistra brava a distruggere quello che crea anziché valorizzarlo, anche se è meno di quello che pensava. Gli autorottamatori di se stessi non piacciono. Giovani o anziani.

Sinistra italiana andrà avanti comunque?

Certo, ma è bene che si misuri con campo più largo. Sinistra italiana avrebbe preso meno voti di Torino in comune.

La somma di Sel e Prc al precedente giro fa più del vostro risultato.

Ma lì non si torna più. Questi cinque anni hanno cambiato tutto. Il Pd dell’alleanza, lo ripeto, non c’è più. Pensiamo a un campo più vasto, pensiamo subito a una lista alternativa a Renzi in campo nazionale. I nostri elettori potenziali non cercano una tana, la tana serve ai gruppi dirigenti autoreferenziali.

Scusi, ma la ’tana’ non è quel 3,7 che lei ha preso?

Abbiamo mancato il risultato, ma bisogna insistere. L’idea che a ogni temporale si cambi ombrello non mi convince. Neanche l’analisi che non supera la fase dell’autodistruzione.