«È italiano il primo vaccino terapeutico testato con successo su 20 bambini» così venerdì 29 novembre titolava uno dei maggiori quotidiani del nostro paese, notizia subito rilanciata dai principali tg ma del tutto ignorata da qualunque mezzo d’informazione collocato oltre Chiasso, aldilà di Trieste e oltre Ventimiglia. Nel frattempo tra sms e telefonate rimbalzava sempre la stessa domanda: «Ma hai visto? C’è il vaccino contro l’Aids per i bambini».

L’illusione mediatica

Purtroppo la realtà è ben diversa, non c’è alcun vaccino, né per grandi né per bambini; per chi ha avuto la pazienza di scorrere tutto l’articolo, oltre il titolo, avrebbe potuto leggere: «La nuova vaccinazione, abbinata alla terapia antiretrovirale, controlla potenzialmente la replicazione del virus». In sintesi: all’Ospedale Bambin Gesù di Roma hanno sperimentato una nuova terapia che associata agli antiretrovirali potrebbe controllare la replicazione dell’Hiv. Si tratta quindi di una cura più efficace per bambini già infettati dal virus ma nulla ha a che vedere con un vaccino che, come si sa, si somministra a persone sane affinché non si infettino quando eventualmente dovessero venire in contatto con l’agente infettivo.

[do action=”citazione”]Contrariamente agli annunci trionfalistici che si ripetono da oltre 15 anni, l’unica cura esistente è la prevenzione. E i malati sono in crescita[/do]

Il titolista del quotidiano potrebbe difendersi dicendo di aver scritto «vaccino terapeutico», ma come spiega il prof. Robert Gallo nella prefazione a «Aids, lo scandalo del vaccino italiano»(il libro che ho scritto con Carlo Gnetti e pubblicato con Feltrinelli), il termine vaccino terapeutico non andrebbe utilizzato «in modo da evitare confusione con un vero vaccino che previene l’infezione», a meno che si cerchi il sensazionalismo, la notizia ad effetto, destinata, in questo caso, a creare una pericolosa confusione.
In concomitanza con il 1° dicembre, l’odierna giornata mondiale di lotta contro l’Aids, le più importanti riviste scientifiche internazionali hanno pubblicato diversi articoli che, passando in rassegna le principali sperimentazioni sui vaccini sinora avviate nel mondo, ribadiscono che ad oggi non c’è all’orizzonte alcun vaccino contro l’Aids e che per evitare l’infezione la prevenzione rimane l’unico strumento valido.

Il vaccino desaparecido

Il 28 novembre 2012 usciva il nostro libro inchiesta sul vaccino contro il virus Hiv basato sulla proteina-TAT, un progetto diretto dalla dott.ssa Barbara Ensoli e finanziato dall’Istituto Superiore di Sanità; dalla nostra indagine, condotta tra medici, scienziati e politici emergeva una realtà segnata da paure, interessi economici, protezioni politiche, intrecci familiari e affari internazionali. Ad un anno di distanza tutto tace, nessuno ha risposto alle nostre domande, né i responsabili del progetto hanno rilasciato dichiarazioni in grado di spiegare ai cittadini italiani, che sono i finanziatori di questa ricerca, a che punto è quel progetto annunciato con grande enfasi oltre quindici anni fa, il 28 ottobre 1998 e celebrato dai media con titoli come : «Aids, funziona il vaccino italiano» o «Il mio vaccino batterà l’Aids»; qualcuno arrivò persino a proporre il Nobel per la responsabile della ricerca. Io mi accontenterei più umilmente di sapere cosa stia accadendo in Sud Africa, dove dovevano svolgersi alcune fasi della ricerca, e che fine abbiano fatto i circa 30 milioni del ministero degli Esteri sottratti alla cooperazione per finanziare la sperimentazione e la costruzione in Sud Africa di un laboratorio che avrebbe dovuto analizzare i risultati della ricerca. L’impressione è che dopo anni di annunci trionfalistici, si cerchi di far perdere le tracce dell’intera vicenda, senza che nessuno debba spiegare l’uso fatto del denaro pubblico, né rispondere alle attese suscitate tra la gente e tra le persone malate.

Big Pharma ringrazia

L’Aids, nonostante sia scomparso dalle cronache, è tutt’altro che una realtà del passato: le persone viventi, infettate dal virus nel mondo sono 34 milioni, nel 2012 vi sono stati 2,5 milioni di nuovi contagi e 1,6 milioni di decessi. Le persone sieropositive viventi in Italia sono circa 160-180.000 di cui un terzo non sanno di esserlo e circa 60.000 sono in terapia; nel 2012 nel nostro paese vi sono state 3.850 nuove infezioni soprattutto per via eterosessuale; sono coinvolte tutte le età con un picco tra i 30 e i 45 anni. Un anno di terapia ed esami di controllo può costare allo stato anche 6-7000 euro a persona, alcune regioni hanno già preannunciato che non riusciranno a lungo a garantire le terapie. Eppure ormai da diversi anni non c’è traccia di alcuna campagna di prevenzione, ministri ed assessori alla sanità si comportano come se l’Aids sia stato definitivamente sconfitto. Le multinazionali del farmaco ringraziano commosse, possono continuare a contare per i prossimi decenni su decine di migliaia di «clienti italiani affezionati e fidelizzati» che per tutta la vita dipenderanno da loro e dal prezzo delle loro terapie, finché lo stato potrà pagarle.

*medico