Non sarà certo un governo d’emergenza sanitaria, «per combattere il coronavirus», come si diceva qualche giorno fa. Quello al quale stanno per dare vita, forse già nelle prossime ore, prima della Pasqua ebraica (domani), il premier e leader delle destre Benyamin Netanyahu e il capo del partito centrista Blu Bianco, Benny Gantz, è un governo squisitamente politico. Sarà il  governo «dell’annessione». Dopo giorni di trattative intense – evidentemente non sulle politiche da attuare per contenere il virus che in Israele ha contagiato quasi 9mila persone e ne ha uccise 56 – ieri il Likud di Netanyahu e il partito di Gantz hanno trovato l’intesa sulla prima porzione di Cisgiordania palestinese che sarà annessa unilateralmente (entro 2 mesi e mezzo) a Israele sotto l’egida del «piano di pace» dell’Amministrazione Trump. Ancora una volta ha vinto Netanyahu che aveva già ottenuto da Gantz di poter guidare il nuovo governo per primo e per 18 mesi nonostante il processo in cui è imputato di corruzione, frode e abuso di potere. Gantz ha di nuovo ceduto di schianto, come nei giorni scorsi quando, pur di far parte del futuro governo, ha scardinato l’alleanza che aveva portato alla costituzione di Blu Bianco nel gennaio 2019 e il blocco anti-Netanyahu sostenuto dall’esterno dalla Lista araba unita. Il centrosinistra israeliano, o quel poco che ne rimaneva, non esiste più. Nei prossimi giorni con ogni probabilità sparirà anche il Partito laburista, che ha guidato per trent’anni Israele dopo la sua fondazione ed è stato rappresentato da personaggi storici come David Ben Gurion, Shimon Peres e Yitzhak Rabin. Il suo leader attuale, Amir Peretz, è deciso a fondere il partito con Blu Bianco e a farsi nominare ministro nel prossimo governo di Netanyahu.

 

Non che Gantz fosse contrario all’annessione, anzi, anche lui aveva accettato a fine gennaio il piano Usa al posto della legalità. Tuttavia, scrivevano ieri i media israeliani, Gantz non voleva alcuna mossa nei territori palestinesi occupati fino alla conclusione della pandemia di coronavirus. E si era detto a favore in questa fase solo dell’annessione degli insediamenti coloniali situati a ovest del Muro costruito da Israele in Cisgiordania. Una cautela dettata dalla necessità di non andare a un conflitto aperto con il diritto internazionale avendo l’appoggio soltanto degli Stati uniti. «Grande vittoria per il Likud», titolavano ieri i media di destra. Ed è proprio così. Netanyahu non ha dovuto penare più di tanto per vincere la debole resistenza del suo ex rivale. Il primo ministro porterà il piano di annessione alla Knesset e al governo per l’approvazione e Blu Bianco non si opporrà. E non è chiaro se Netanyahu «rispetterà la democrazia» e il Likud non avrà diritto di veto sulla scelta dei giudici, come l’ex leader dell’opposizione chiedeva nei giorni scorsi.  «Gantz sarà l’asino del Messia» nel prossimo governo, ha commentato con sarcasmo Barak Ravid, noto analista della tv Canale 13.

 

Netanyahu ha insistito per procedere subito all’annessione a Israele della Valle del Giordano e dell’ampia porzione della Cisgiordania in cui si trovano i blocchi delle colonie, per tre motivi: perché lo aveva promesso in campagna elettorale; perché sarà questa la sua eredità politica; perché teme che Trump non sarà rieletto a novembre. La destra israeliana ritiene che il piano del presidente americano offra una opportunità storica per chiudere in un cassetto la legalità internazionale e i diritti dei palestinesi e annettere a Israele gran parte dei Territori occupati nel 1967.  Al contrario l’eventuale ingresso alla Casa Bianca di Joe Biden, probabile candidato dei Democratici alle presidenziali, non garantirebbe a Israele la piena libertà di azione di cui ha goduto con Trump.