Da quando il presidente della Repubblica araba saharawi democratica (Rasd) e segretario generale del Fronte Polisario, Brahim Ghali, ha messo piede in Spagna, i rapporti tra Madrid e Rabat sono diventati tesi. Al suo arrivo lo scorso 26 aprile all’ospedale di Logroño, dove ricoverato per complicanze da Covid-19, il Marocco aveva subito convocato l’ambasciatore spagnolo a Rabat per esprimere la sua «esasperazione», minacciando «dure ritorsioni». Minacce che si sono concretizzate con l’”invasione” di quasi 8 mila migranti marocchini, senza che la gendarmeria marocchina facesse nulla per ostacolarli.

Le accuse sulle connivenze tra governo spagnolo e Polisario sono legate, inoltre, ai capi di accusa di «tortura, violazione dei diritti umani e stupro» mosse nei confronti di Ghali, (nel periodo 1979-1986) da dissidenti saharawi fuggiti in Marocco o in Spagna. Solo che, a parte la recente denuncia «di tortura» di un cittadino spagnolo di origine saharawi, Fadel Breika, tutti gli altri capi di accusa sono stati respinti o sono decaduti. La stessa giustizia spagnola ha confermato più volte «che non esiste alcun mandato d’arresto per il segretario del Polisario».

ANCHE LA DENUNCIA presentata nel 2016 da Asadeh (Associazione saharawi per i diritti umani), citata dagli organi di stampa marocchini e occidentali in questi giorni, che riguardava 28 funzionari saharawi, tra cui Ghali, è stata respinta dai tribunali spagnoli nell’ottobre 2020 per «mancanza di prove concrete e oggettive». Per la ministra degli Esteri spagnola, Arancha Gonzalez Laya, la scelta del suo governo è stata quella di accogliere Ghali per «motivi umanitari», visto anche il «possibile rischio di morte».

I migranti sono tornati a essere strumento di pressione politica nei confronti dell’Ue e in particolare del governo spagnolo anche in seguito alla ripresa del conflitto per il Sahara Occidentale – dopo la violazione del cessate il fuoco da parte del Marocco lo scorso 14 novembre, e la ripresa della lotta armata da parte del Fronte Polisario. A Rabat inoltre non sono piaciute le dichiarazioni della maggior parte degli esponenti politici spagnoli che chiedono «un maggiore impegno da parte del governo Sanchez per arrivare in tempi rapidi al referendum di autodeterminazione nel Sahara Occidentale decretato dall’Onu».

«È PARADOSSALE che il Marocco si erga a difensore dei diritti umani dopo le numerose violazioni e i report pubblicati da diverse associazioni sul mancato rispetto dei diritti fondamentali di attivisti, giornalisti e prigionieri politici con testimonianze di torture», ha dichiarato il ministro dell’Informazione della Rasd, Hamada Selma Eddaf . «Non ci siamo mai sottratti alla giustizia o al diritto internazionale che, al contrario di quanto sostiene Rabat, sancisce che il Sahara Occidentale è un territorio occupato – conclude Eddaf – anche se diventa palese come tutta la politica estera del Marocco sia condizionata da questa occupazione illegale con accuse nei nostri confronti e con il ricatto dei migranti nei confronti dell’Unione europea».