Movimenti populisti e nazionalisti stanno attaccando i diritti umani non solo in Ungheria, ma in tutto il mondo: in Italia, Polonia, Stati Uniti e altrove. Queste forze invitano i loro sostenitori a chiudersi verso l’interno e a respingere tutto ciò che proviene dall’esterno, sia ciò un’idea o un migrante su una barca. Dobbiamo superare questa visione ristretta e difendere gli interessi di tutti.

Perché le sfide presenti e future, dai cambiamenti climatici alle migrazioni, hanno respiro internazionale e sono intrinsecamente interconnesse. I singoli governi non possono affrontarle da soli e non dovrebbero agire unilateralmente. Dico questo come qualcuno che ha trascorso la propria carriera dirigendo orchestre: il mondo ha bisogno di direttori d’orchestra per coordinarsi.

Il direttore d’orchestra si assicura che tutte le sezioni suonino all’unisono. In un credo di stampo populista del tipo America first, i primi violini suonerebbero con un proprio tempo indipendente da tutti gli altri strumenti. In tal caso, il Parlamento Europeo dovrebbe assumere la guida e coordinarla. I deputati europei hanno l’opportunità (anzi l’obbligo) di aiutare a salvare l’Ungheria dalla propria dissonanza populista.

L’Ungheria è una delle nazioni meno cosmopolite dell’Ue, con un basso tasso di apprendimento delle lingue straniere. Se lasciato indisturbato, il governo continuerà a minare il pluralismo e ad emarginare ulteriormente le minoranze che non hanno voce. Noi, come Comitato Helsinki, stiamo combattendo contro questo sviluppo, e il nostro lavoro è anche esemplificato dall’Università Centrale Europea di Budapest, che è in particolare nel mirino del governo.

Quest’estate ho preso un taxi per Budapest: l’autista mi ha detto che tutti i migranti sono terroristi e che la cosa peggiore che qualsiasi governo possa fare è lasciarli entrare nel paese. Concetti come questo, e l’idea che la migrazione sia parte di una cospirazione internazionale, avvelenano un paese. Ritengo auspicabile un dibattito sui veri pericoli del populismo, su quel tipo di pensiero che lascerebbe morire i migranti in mare piuttosto che salvarli. Votare a favore dell’Articolo 7, la clausola del Trattato sull’Unione Europea che stabilisce le sanzioni contro gli stati membri colpevoli di avere violato il valori fondanti dell’Unione europea del rispetto della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto e i diritti delle minoranze, incoraggerebbe il paese a guardare oltre la propaganda insidiosa del governo che ha disinformato il mio taxista.

Oggi affrontiamo le stesse argomentazioni contro i gruppi di sostegno dei diritti umani che furono sollevate quarant’anni fa sotto il comunismo e ottant’anni fa sotto il nazismo. Le tecniche del potere autocratico sono le stesse, e la libertà è nuovamente in pericolo in tutta Europa.

Sono entrato a far parte della Commissione Helsinki in Ungheria più di vent’anni fa. Sin dalla nascita della prima Commissione Helsinki in Unione Sovietica nel 1976, abbiamo combattuto per difendere i diritti umani da qualsiasi abuso, compresi quelli inferti dai governi socialisti. Ma l’attuale governo ungherese ha adottato delle norme che impediscono di operare a un’Ong come la nostra, che potrebbe criticare l’operato del partito di maggioranza. Le Ong sono parte vitale della società civile in qualsiasi democrazia, in quanto fungono da controllo sul potere in carica. Dobbiamo lottare per consentire loro di operare in Ungheria così come lotteremmo per la libertà di espressione e di associazione ovunque.

Votando Sì il 12 settembre, quando sarà chiamato a decidere se attivare contro l’Ungheria l’Articolo 7 – il Parlamento europeo può dimostrare di comprendere sia il nostro passato comune che la necessità di un futuro di collaborazione, e di essere pronto a stare dalla nostra, ossia dalla parte giusta della storia.
In quanto membro della Commissione Helsinki in Ungheria, invito i deputati del Parlamento Europeo a votare Sì.

* direttore onorario di musica dell’Austro-Ungarica Orchestra Haydn, direttore dell’Orchestra Nazionale da Camera della Danimarca e direttore della Sinfonia di Düsseldorf, membro della Commissione Helsinki