«Non so nulla del Family day, mai sentito, vivo a Londra». Scrittrice di grande successo – La Mennulara è il suo libro più celebre, Il Pranzo di Mosè il più recente – Simonetta Agnello Hornby è nata a Palermo ma si è trasferita negli anni Settanta nella capitale inglese dove ha esercitato a lungo la professione di solicitor, occupandosi dei diritti dei minori. Ha fondato uno studio legale che ha sede nel quartiere di Brixton.

L’abbiamo raggiunta al telefono dopo aver letto il suo nome tra quelli dei giuristi favorevoli alla legge sulle unioni civili, nell’appello raccolto da Articolo 29.

Per lei è giusto che le coppie omosessuali aspirino all’adozione?
Lo è perché i diritti del bambino vanno messi sempre al primo posto, che sia figlio naturale, adottato o affidato. Non ha importanza che la famiglia destinata ad accoglierlo sia di due coniugi o di due zitelle o di due scapoli, non ha importanza che abbiano o meno rapporti sessuali tra loro. L’importante è che al bambino possa essere garantita una vita di affetto e di sicurezza. In Inghilterra ormai quasi il 50% dei matrimoni finiscono in divorzio: dire che il matrimonio tradizionale protegge i bambini non è dunque più possibile.

È favorevole anche alla stepchild adoption?
Certo. L’importante è che ci sia la capacità e la volontà di un adulto di dare una famiglia a un bambino che ne ha bisogno. In Inghilterra le coppie omosessuali si sposano tranquillamente, per questa ragione l’adozione è considerata possibile solo all’interno del matrimonio. Secondo me è una limitazione sbagliata. Sarebbe perfettamente razionale, ad esempio, consentire a un’anziana e a una sua figlia non sposata di fare insieme da mamme a un bambino. L’Italia naturalmente è assai più indietro.

In Italia chi è contro la legge sulle Unioni civili sostiene che allargando la possibilità di adozione si finisce col dare prevalenza al desiderio degli adulti rispetto all’interesse del bambino. Non vede questo rischio?
Il desiderio degli adulti di avere dei figli non può essere cancellato, bisogna farci i conti. Nella pratica è giusto chiedersi innanzitutto qual è la molla di questo desiderio. Nella mia esperienza ho visto assai frequentemente adozioni fallite all’interno di coppie eterosessuali sposate. Coppie che non accettano la loro impossibilità di avere figli credono che un figlio possa soddisfare le esigenze psicologiche personali, a volte cercano un figlio per salvare il matrimonio. Nel decidere se autorizzare l’adozione o meno dobbiamo badare al nucleo familiare come coppia di individui, che siano dello stesso sesso o di due sessi diversi non ha la minima importanza.

Cosa pensa della gestazione per altri?
Sono molto perplessa anche se non arrivo a dire di essere totalmente contraria. Ho sentito storie drammatiche di ragazzine costrette a portare avanti gravidanze per vendere i figli, in Nigeria o in India e non è da escludere che possa avvenire altrove, anche in Europa. Per me è difficile immaginare una donna così generosa da fare un figlio per un’altra coppia.

In Italia è una pratica vietata e tale resterà. Dov’è consentita ci sono delle regole.
Lo so bene, accade così in Inghilterra, eppure io ho conosciuto solo casi di donne bisognose, spesso con un marito disoccupato, fare figli per famiglie benestanti. Occorre cautela, questo è un campo dove spesso alle dichiarazioni non corrisponde la realtà dei fatti. Ci sono persone che si presentano come genitori modello e seviziano i figli, famiglie affidatarie che si comportano malissimo.

Pensa che l’Italia riuscirà a recuperare il suo storico ritardo sul versante dei diritti degli omosessuali?
Non lo so, posso dirle però che io sono favorevole alle unioni civili per tutti. Non ho mai capito perché debbano essere previste solo per le coppie omosessuali.

Qui da noi perché non si vuole allargare a tutti il matrimonio.
Appunto, invece bisogna consentire a due adulti che vogliono vivere insieme e si vogliono bene di sposarsi, o se preferiscono di unirsi civilmente, senza discriminazioni per l’orientamento sessuale. L’importante è che un eventuale bambino abbia la sicurezza dell’affetto da parte di una, due o tre persone.

Tre?
Non è previsto ma si potrebbe. Mi è capitata la vicenda di un’anziana signora giamaicana alla quale era stata affidata una bambina. I servizi sociali inglesi l’avevano completamente dimenticata e così lei l’ha allevata fino agli otto anni. Una volta rintracciata, gli assistenti sociali volevano subito togliergliela. Una donna di ottant’anni, dicevano, non può crescere una bambina di otto. A quel punto la figlia di questa signora e il marito hanno fatto sapere di essere disposti a prendere la bambina, ma a patto che potesse restare con la madre con la quale stava bene -loro erano ormai gli zii. Ma il tribunale non poteva consentirlo, perché secondo la legge il bambino adottato deve stare con gli adottandi. Così si è rischiato di dover togliere la bambina a quella che lei riconosceva come madre. Se fosse stata possibile l’adozione da parte di tre persone si sarebbe risolto facilmente.

E invece?
Invece la bambina è stata adottata dagli zii, ma il tribunale ha emesso un ordine speciale affinché resti con la vecchia madre, fino a che questa sarà in grado di badarle.