«L’ideologia esclusivista ed estremista di ogni inclinazione disumanizza ‘l’altro’ usando malintesi e distorsioni intenzionali. È una minaccia comune che mette in pericolo le società e le comunità di tutte le fedi». Hanan Ashrawi, storica portavoce palestinese, cristiana anglicana, commenta con tono fermo il massacro nelle due moschee di Christchurch. Ashrawi sa bene quanto l’islamofobia venga usata ad arte, nel modo più strumentale e bieco, per negare i diritti del suo popolo, formato in larga maggioranza da musulmani, che pure sono sanciti dalle risoluzioni internazionali. Ashrawi parla dopo aver appreso, da un comunicato diffuso dall’ambasciatore dell’Olp in Australia e Nuova Zelanda, che tra le vittime dell’attacco terroristico c’è almeno un palestinese. «Sfortunatamente – aggiunge – l’istigazione all’odio è stata tollerata troppo a lungo. Bigottismo e razzismo sono stati normalizzati. Non pochi personaggi politici sfruttano l’ignoranza, accendono le fiamme dell’odio e seminano il timore per una cinica convenienza politica». Invece di tollerare l’istigazione e il pregiudizio, esorta Ashrawi, «dobbiamo lavorare per promuovere la tolleranza, la dignità e l’accettazione come valori umani condivisi». Sulla stessa linea la condanna della strage da parte del presidente palestinese Mahmoud Abbas che chiede alla comunità internazionale «di mostrare tolleranza zero nei confronti dei gruppi razzisti che incitano alla violenza, all’odio razziale e alla xenofobia».

Sono state molteplici le condanne giunte dal mondo islamico e dai Paesi arabi. Su tutte svetta quella dell’università Al Azhar del Cairo, la più importante istituzione dell’Islam sunnita, per bocca di Ahmed el Tayyeb, il Grande Imam che a inizio anno è stato protagonista negli Emirati di un abbraccio con papa Francesco per sancire la fratellanza tra cristiani e musulmani e il rifiuto della violenza in nome della religione. La disamina di el Tayyeb è netta: «Il massacro di Christchurch è un chiaro indicatore delle conseguenze dei discorsi di odio e xenofobia e del diffondersi dell’islamofobia in diversi paesi europei, anche in quelli noti per la forte coesistenza tra le diverse comunità». Per questo, aggiunge, l’attacco terroristico dovrebbe costituire «un campanello d’allarme contro la tolleranza verso gruppi estremisti e razzisti». El Tayyeb chiede di criminalizzare l’islamofobia e non nasconde il disappunto per il trattamento iniziale riservato all’autore della strage di Christchurch definito da molti «estremista di destra» e non «terrorista» mentre in casi di attacchi commessi da musulmani si parla sempre di terrorismo e si prende subito di mira la religione islamica.

Dura la reazione dell’Iran, paese a maggioranza sciita, che denuncia «l’ipocrisia occidentale». A puntare il dito verso Ovest è stato il capo della diplomazia, Mohammad Javad Zarif. «L’ipocrisia occidentale che difende la demonizzazione dei musulmani con il pretesto della libertà d’espressione deve cessare. L’impunità nelle democrazie occidentali per promuovere l’ipocrisia conduce a questo», ha scritto il ministro degli esteri su Twitter. Meno severo il re giordano Abdallah che si è limitato a sottolineare la gravità «di un terribile crimine compiuto dai terroristi» e a sollecitare una maggiore unità della comunità mondiale «contro l’estremismo, l’odio e il terrorismo che non conoscono religione». Da segnalare la condanna del massacro giunta dal presidente israeliano Reuven Rivlin e dal premier Benyamin Netanyahu che hanno inviato le condoglianze ai parenti delle vittime.