Esiste, è possibile uno sguardo dal Sud, non al sud, non al povero sud, ma dal Sud in cui poter disegnare quei modelli orizzontali e non verticistici e trovare soluzioni in un futuro che vorremmo vicino anche con la necessaria dose di utopia? Del resto, recita Oscar Wilde che «il progresso altro non è che il farsi storia delle utopie».
Esiste un modello che non dia per ineludibile il mito del progresso (falso) dell’Industry 4.0, ovvero dell’industria tutta robotizzata e la società come serbatoio di infiniti servizi anaffettivi, centralizzati e governati da algoritmi?

Esiste un approccio sistemico differente dalla estrema divaricazione non solo delle ricchezze, non solo delle opportunità, non solo della dimensione culturale – obiettivo che dovrebbe essere insopprimibile per ogni essere umano – ma delle speranze di vita degnamente vissuta per miliardi di persone? Infine esiste un percorso economico alternativo alla trasformazione in essere dalla novecentesca classe operaria a quella attuale dei corrieri a cottimo? Alla massificazione nelle città? All’abbandono delle campagne considerate solo per il loro sfruttamento a fine agroindustriale?

Questo veloce e brillante pamphlet getta fiotti di luce e idee su alternative che sono a portata di mano e quindi possibili. Che sono state praticate anche per millenni e che possono effettivamente diventare alternativa praticabile utilizzando in modo giusto le grandi opportunità che il digitale offre insieme alla tecnologia se orientata verso il bene e i beni comuni.

L’ispirazione è il Mediterraneo, vero Internet del passato. Con la sua storia e soprattutto la sua compartecipazione di culture diverse in continua relazione ed anche conflitto ma infine preservanti una grande diversità. Culture partecipi tutte in una “terra di mezzo” che, proprio in questo senso non appartiene a nessuno se non allo scambio e allo scambiarsi.

Societing 4.0 di Alex Giordano (Egea editore, 116 pag, euro 15,20) lancia il primato della società verso quello dell’economia estrattiva e privatizzante le risorse ed i beni. Ma davvero i popoli del Mediterraneo, a partire dal nostro Mediterraneo, fatto di tante imprese medie piccole comprese quelle agricole, di un artigianato diffuso, di una produzione nell’insieme che viene dalle mani e dalla testa di tanti, di un equilibrio radicato e rivendicato fra vita lavoro ambiente e socialità dovrà piegarsi ad una centralizzazione tutta verticale e gerarchizzata?

Dice Alex Giordano che il consumatore reale infine diventa consumatore di illusioni. Ma visto dal Sud, il consumismo non si è mai veramente radicato, non è mai riuscito ad offrire nemmeno il simulacro – per dirla con Jean Baudrillard – di una mercificazione che non si è mai effettivamente affermata privilegiando invece la natura della terra viva e prosperosa ed il colore del mare che è ponte con l’altra sponda. Lontana ma infine molto prossima.

Una visione mediterranea, la cui salubrità è resa famosa dal suo semplice, formidabile e nutritivo cibo, evita i processi esasperati di accumulazione per sposare quelli dello sharing, delle connessioni, dello scambio, della curiosità – l’etimo viene da cura – dell’altro non come mercato ma come partner. «È vero, c’è la dieta mediterranea, prezioso scrigno di valori, conoscenze, biodiversità, identità qualità salute tutti elementi che vanno ben oltre il modello alimentare, identificando elementi che di fatto diventano nuovo paradigma di sviluppo socioeconomico delle comunità e non solo di quelle locali».

Questa la base per ripensare territori, comunità nuove geografie fatte di relazioni, interazioni, occasioni e scambi. E le comunità come insieme degli attori che condividono, trasformano, scambiano senza confini: le comunità non sono solo territoriali ma anche e sempre più intenzionali. In un pianeta globalizzato lo scambio diventa il modo di arricchire interessi comuni, azioni che diventano leve di cambiamento con l’aiuto delle tecnologie, in particolare quelle definite 4.0, strumenti chiave di trasformazione sostenibile ed innovazione sociale.

Le più importanti istituzioni, comprese le forme di rappresentanza intermedia, dovrebbero orientare le nuove tecnologie in data commons,al fine di favorire vere e proprie strategie locali di sviluppo. Insomma nella visione di Societing 4.0 i «CO-», co-progettare, co-operare, co-ndividere, prendono il posto del vincente che fa man bassa di tutto il valore. Che invece viene diffuso. Diffondere valore e valori in fondo è la prospettiva strategica di Societing 4.0 in un quadro di vera innovazione tecnologica e sociale insieme.

Questo il binomio non più dissolubile da ora. E parliamo di prosperità, di flourishing per intere comunità e non solo per qualcuno. Conclude Alex Giordano ispirandosi all’ars Maieutica, la professione della madre di Socrate e dallo stesso continuata in senso ideale, per favorire dialogo, idee, visioni. I problemi complessi che abbiamo di fronte possono e debbono essere affrontati facendo nascere il nuovo, stimolandolo ed affinandolo con lo sforzo di tanti. Si può fare, va fatto!