Gli Ogm sotto l’albero di Natale? E’ quello che sembrano riservarci i quattro decreti legislativi proposti dal ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova e sui quali la Commissione agricoltura della Camera si esprimerà oggi. Con la motivazione di adeguare la normativa nazionale alle disposizioni del regolamento dell’Ue e seguendo un percorso privo di trasparenza, senza il coinvolgimento delle forze politiche, della società civile, degli agricoltori, si vogliono introdurre norme che modificano profondamente il sistema di produzione e commercializzazione delle sementi. Si chiede un parere favorevole alla Commissione parlamentare su una normativa che riguarda «la protezione delle piante dagli organismi nocivi, la produzione e la commercializzazione dei prodotti sementieri, dei materiali di moltiplicazione della vite, delle piante da frutto e ortive».

Una commistione di norme che, partendo dalle misure fitosanitarie, arriva a interessare la produzione e la commercializzazione di sementi. Da quando, nel 2018, la Corte di giustizia europea ha stabilito che tutti gli organismi su cui si opera con tecniche di ingegneria genetica vanno considerati alla stregua degli Ogm classici, si è sviluppata una forte pressione da parte delle multinazionali delle sementi e della chimica per consentire la coltivazione di varietà agricole ottenute con la tecnica di ricombinazione genetica (Nbt). E sono appunto le New breeding technique l’oggetto del contendere.

I decreti legislativi della ministra Bellanova vanno nella direzione di favorire la produzione e la coltivazione di questi organismi geneticamente modificati. Un ampio fronte di associazioni ambientaliste, organizzazioni dell’agricoltura biologica e contadina denunciano con forza questa operazione. Da FederBio a Slow Food, Acu, Aiab, Ari, Fair Watch Greenpeace, Legambiente, Cambia la Terra, Firab, Isde medici per l’ambiente, Lipu, Pro Natura, Wwf, Coordinamento europeo via campesina, hanno preso posizione con un appello rivolto al governo e alle regioni perché non c’è nessuna necessità di adeguamento alle norme europee in quanto esse non sono state modificate, al contrario di quanto sostiene la ministra Bellanova. Le Associazioni sostengono che l’introduzione di organismi modificati «vecchi e nuovi» hanno come risultato «la cancellazione dei diritti fondamentali degli agricoltori come quelli dello scambio di sementi e della risemina, codificati dalla legislazione italiana in ratifica del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura». Si mette in evidenza inoltre che l’iniziativa italiana è in contrasto con l’obiettivo di «fermare l’introduzione nel territorio europeo di organismi nocivi che minacciano i nostri sistemi produttivi, andando a colpire tipicità, tradizione e territorialità delle nostre produzioni per favorire una agricoltura a monocoltura intensiva insostenibile». Si ribadisce che i «nuovi» organismi geneticamente modificati sono più insidiosi dei «vecchi» perché attraverso le nuove tecniche di ingegneria genetica si può modificare la maggior parte delle specie che hanno interesse agrario, sia alberi da frutto che colture ortive, con effetti devastanti sulla biodiversità.

Ci si chiede ancora: quale sarà la sorte della produzione biologica italiana, che vale 4,3 miliardi di euro, la più estesa e importante tra i paesi europei, se si afferma una pratica di modificazioni genetiche su larga scala? Cosa sarà dei prodotti italiani a marchio Dop, Igp, Stg, che valgono più di 16 miliardi di euro e tutti rigorosamente «Ogm free«. Sono tutte questioni che non sembrano impensierire il nostro governo che alla vigilia di Natale sente il richiamo delle grandi imprese agricole e delle industrie sementiere, dando carattere di urgenza a norme che meriterebbero un vasto approfondimento per le implicazioni che determinano.

Le pressioni portate avanti dall’Associazione europea delle industrie sementiere (Esa), e a cui la ministra Bellanova sembra sensibile, puntano a riprodurre le normative statunitensi che consentono le coltivazioni geneticamente modificate. Ma una scelta di questo tipo rappresenta una grave minaccia per l’agricoltura, l’ambiente e la biodiversità italiana.

Questa operazione sotterranea appare in tutta la sua gravità e c’è da augurarsi che i componenti della Commissione agricoltura che dovranno dare oggi il loro parere rifiutino questo modo di procedere e i contenuti dei decreti.