Timido e silenzioso, capelli neri e un sorriso appena abbozzato, «Ago» un giorno prese coraggio e invece di rimanere a guardare, , al di là della rete, gli altri ragazzini giocare nel campetto di calcio sotto casa, si fece avanti. Voleva tirare il pallone anche lui. O meglio, voleva che quel pallone si indirizzasse per traiettorie segrete, che solo lui avrebbe saputo, con l’audacia di chi sa esplorare le geometrie umane e fare squadra.

Fu così che Agostino Di Bartolomei divenne uno dei centrocampisti – e capitani – giallorossi più amati della storia. Fu con lui che la Roma di Liedolm vinse il secondo suo scudetto.

Giulia Franchi, accompagnata dai disegni di Massimiliano Di Lauro, racconta in Ago. Storia di un capitano (pubblicato da Biancoenero edizioni, euro 9) ai bambini più piccoli la storia di quell’atleta eccezionale e malinconico, che una volta ritiratosi dalla vita agonistica continuò a dedicarsi allo sport formando i ragazzi a Castellabate, ma poi un tragico giorno decise di sparire per sempre, uccidendosi con un colpo secco di pistola nel 1994.

Prima di questo epilogo scioccante, scrisse anche un Manuale del calcio (uscito postumo nel 2012, con la prefazione del figlio Luca). Fra quelle pagine affermava convinto che «un grande campione rende facili le cose anche più complicate» e che ogni partita era un banco di prova di solidarietà perché quando si vince, si vince insieme.