Aveva «sulla coscienza» migliaia di matrimoni, altrettanti divorzi, figli illegittimi e torbide liaison, ma nella vita – come recitano gli obituary, è stata «moglie devota di quattro figli e moglie per 45 anni dello stesso uomo». Agnes Nixon, morta a 93 anni nella sua casa in Rosemont, è stata l’eminenza grigia più influente nel piccolo grande mondo delle soap opera abbracciando nell’arco di una lunga carriera, la fase ascendente – gli anni del trionfo nei ’70 con ascolti oltre i 20 milioni di spettatori – e il declino che ha portato alla quasi estinzione del genere. Almeno due titoli sono entrati di diritto nell’empireo dorato dei feuilleton da migliaia e migliaia di puntate: La valle dei pini (All my children) e Una vita da vivere (One Life to Live), durate rispettivamente 40 e 44 anni.

Muovendosi con cautela nei canoni del genere – la soap opera nasce negli anni ’30 come romanzo a puntate radiofonico spesso a sfondo religioso – la «luce guida» del titolo di Guiding light, la decana del genere era quella della chiesa del reverendo della fittizia cittadina di Springfield, Agnes Nixon è riuscita a caratterizzare sceneggiature cariche e talvolta kitsch inserendo nel tempo – tematiche a sfondo sociale.

E se negli anni 50 si limita ad accennare timide innovazioni su sceneggiature a uso e consumo delle casalinghe americane, tra i ’60 e ’70 rivoluziona letteralmente lo stile delle telenovele. All My Children e One Life to Live – entrambe prodotte per il network Abc, vedono crescere gli ascolti paralallelamente all’introduzione nelle sceneggiature vicende che raccontavano di scontri razziali, aborto, stupro, contrasti generazionali e perfino – in una delle ultime creazioni della Nixon negli anni ’80 Loving (Quando si ama, di gran successo in Italia) della sindrome post Vietnam.

Non a caso i plot narrativi dell’autrice nata a Chicago nel 1922 – che mantenevano comunque uno stile intrigante e ricco di colpi di scena – si ispiravano a storie vere. Quando nel 1964 un suo amico morì di cancro, introdusse una storyline a tema. Andando magari contro lo sponsor – la Procter & Gamble – in anni in cui pronunciare in tv parole come «cancro» «utero» e «isterectomia» era impensabile.

«Ho sempre pensato – ripeteva nelle interviste – che vita e soap sono più simili di quanto si pensi. Le mie storie sono nate spesso ispirandosi alla mia famiglia o a quella di amici. Perché la vita è essa stessa una soap opera…». Per i fan americani, il «capolavoro» della Nixon resta All My Children, saga familiare ambientata nell’immaginaria Pine Valley, con la sua eroina – la diva Susan Lucci, una vita passata sul set dalla prima all’ultima puntata.