Aveva denunciato di essere stato aggredito da alcuni NoTav che lo avevano anche apostrofato come «servo dei servi», ma ora si scopre che in realtà non era vero niente e che la presunta aggressione era solo frutto della sua fantasia. In quell’occasione Giuseppe Cangiano, autista del pm Antonio Rinaudo, finì all’ospedale. Ma l’obbiettivo implicito, si suppose, era proprio il magistrato. Subito si alzarono le condanne: «Si tratta – disse la parlamentare Silvia Fregolent – della stessa persona che durante l’udienza dell’altro giorno si è frapposto tra gli anarchici e i pm Paladino e Rinaudo per fare da scudo. Oggi si è compiuto un atto gravissimo contro questa persona che loro sapevano essere un impiegato e non un poliziotto, quindi non armato. Ho chiesto a Renzi di andare a trovarlo, in questi momenti è importante la solidarietà, la vicinanza da parte delle istituzioni».
Ieri il colpo di teatro. L’autista si sarebbe inventato tutto, non si sa perché. Niente aggressione, niente frange estreme, niente «questa è la fine che fanno i servi dei servi», niente coltellino e uomini incappucciati. I magistrati hanno invece deciso di indagarlo per procurato allarme. Le ferite, graffi, riscontrate sul suo corpo non sarebbero risultate riconducibili ad una aggressione, e le immagini registrate dalle telecamere della zona non avrebbero registrato nulla di particolare. Assenti anche i testimoni. L’uomo, ex carabiniere posto in congedo, deve aver fatto qualche pasticcio nella ricostruzione dell’aggressione. A rendere più opaca la sua storia anche il passato del servitore dello Stato. Nella banca dati del casellario giudiziario una sentenza di applicazione della pena per quattro reati: calunnia, arresto illegale in concorso, falsità ideologica, falsa testimonianza in concorso. Pena patteggiata un anno e otto mesi. Probabilmente l’ex carabiniere cercava una scusa per recuperare il porto d’armi che gli era stato revocato a seguito delle traversie giudiziarie. Amici vicini a Cangiano hanno sottolineato come fosse molto sotto stress a causa dei turni massacranti e ne hanno sottolineato il dramma umano.
Nel solco dell’equazione Notav uguale violenza ieri è stata una giornata di attesa per lo scioglimento della riserva da parte della Corte di Cassazione, relativamente all’accusa di terrorismo mossa dalla procura di Torino a quattro ragazzi. Nella notte del 13 maggio 2013 fu incendiato un compressore durante un attacco e questo, insieme all’organizzazione logistica e all’utilizzo di «esplosivi micidiali», sarebbe un «attacco alla legalità democratica». Il procuratore generale della Corte di Cassazione ha ieri chiesto la conferma delle imputazioni. Nella notte di mercoledì, come gesto dissacrante, circa duecento valsusini hanno raggiunto il cantiere dell’alta velocità di Chiomonte, ed hanno voluto raccogliersi in una preghiera laica in ricordo del compressore scomparso un anno fa.
Meno spiritoso invece il dossier prodotto dal movimento Notav secondo cui nel marzo 2013 la Commissione Europea ha ufficializzato la revoca di parte del contributo assegnato al progetto Torino-Lione. Da 671,8 milioni di euro a 395 circa. Il pesante ridimensionamento riguarda tutto il programma, il cui importo complessivo passa da 2,09 miliardi di € a soli 891 milioni di € (una riduzione del 57%).