Un vero e proprio agguato premeditato quello subito ieri da Xenia Sobchak, presentatrice tv russa, molto nota anche per essere figlia di Anatoly, il primo sindaco democraticamente eletto a San Pietroburgo e già candidata anti-Putin alla presidenza della Federazione nel 2018.

Sobchak, che ha dichiarato pubblicamente di essere per il boicottaggio del referendum delle riforme costituzionali per cui si vota in Russia fino al 1° luglio, è stata affrontata ieri non lontano da Ekaterinburg da un gruppo di una trentina di individui mascherati.

UN’AGGRESSIONE breve ma decisa che ha coinvolto non solo la donna ma anche due persone della troupe al seguito mentre stava registrando un documentario. In ospedale la conduttrice ha affermato di essere stata affrontata «da individui robusti in divisa paramilitare che l’hanno apostrofata con insulti di vario tipo».

L’aggressione potrebbe essere da mettere in relazione anche a un’altra vicenda che sta dividendo verticalmente la società russa in questi giorni. Sobchak infatti è una degli intellettuali russi schierata incondizionatamente in difesa della 26enne Yulia Tsvetkova, artista e attivista femminista e Lgbtqi, che rischia una condanna a sei anni di carcere per aver pubblicato sui social – come recita l’accusa – «disegni di vagine e corpi nudi accompagnati dalla scritta “La famiglia è dove c’è amore”».

Per i magistrati la sua attività non sarebbe che «pornografia e propaganda dell’omosessualità», quest’ultima reato penale in Russia dal 2012. Proprio nei minuti in cui Sobchak veniva aggredita, a Mosca un folto presidio in difesa di Yulia veniva disperso dalla polizia.

Secondo Mbk news, «i fermati, quasi tutti giovanissimi, sarebbero 51 e per quattro di loro il fermo sarebbe stato trasformato in arresto». I dimostranti intendevano protestare anche contro una delle modifiche costituzionali più reazionarie sottoposte in questi giorni a referendum: la solenne affermazione contenuta nel nuovo preambolo secondo cui «la società russa è fondata sulla famiglia composta da uomo, donna e figli».

In tutto il periodo di “campagna elettorale” le opposizioni non hanno avuto la possibilità di accedere alla tv mentre veniva negata l’autorizzazione a due manifestazioni indette dalle opposizioni adducendo il pericolo pandemico. La partecipazione al voto direttamente nei seggi al terzo giorno di votazione è molto bassa. I seggi sono rimasti deserti malgrado chi si presenti ottenga buoni gratuiti da spendere in una nota catena di supermercati.

LA COMMISSIONE elettorale fornisce solo i dati del voto elettronico: oltre il 70% dei registrati avrebbe già votato. La scarsa credibilità del plebiscito e l’ombra dei brogli sono tali che l’opinione pubblica non è riuscita a mostrare indignazione neppure quando in settimana sono apparse in “anteprima” in libreria copie fresche di stampa della nuova costituzione per gli studenti che devono tenere gli esami di diritto costituzionale.