Una delle sciocchezze più diffuse nel senso comune è l’idea che l’informazione possa essere lasciata solo al libero dispiegarsi del mercato. Se c’è un settore nel quale nemmeno norme antitrust efficaci basterebbero a garantire i valori tutelati in Costituzione è proprio questo. Martedì 21 marzo le redazioni delle agenzie di stampa, che producono l’informazione di base per le istituzioni, per il mondo politico ed economico e il mercato editoriale (giornali, radio, tv, siti web) saranno contemporaneamente in assemblea perché il Governo ha annunciato l’intenzione di cancellare il sistema delle convenzioni con le agenzie per sostituirlo con una gara europea, divisa probabilmente per lotti settoriali (esteri, politica italiana, economia).

È la prima, ma potrebbe non essere l’ultima di una serie di iniziative coordinate per chiedere un confronto vero con palazzo Chigi, la conferma temporanea del sistema attuale e l’elaborazione di un provvedimento legislativo ad hoc per il comparto. Il rischio paralisi di fronte a un prevedibile contenzioso giudiziario-amministrativo è forte. E sono apparse fumose, finora, le garanzie del Governo su pluralismo e occupazione.

Questa mobilitazione è senza precedenti e non è solo un fatto sindacale. Investe quasi un migliaio di dipendenti e diverse centinaia di collaboratori delle agenzie difendono l’informazione di base. Il Parlamento, all’art. 1 della legge sull’editoria, ha ribadito l’obiettivo di «assicurare la piena attuazione dei principi di cui all’articolo 21 della Costituzione, in materia di diritti, libertà, indipendenza e pluralismo dell’informazione».

Il vecchio sistema delle convenzioni è criticabile e riformabile; proprio i Comitati di redazione delle agenzie di stampa lo hanno chiarito fin dal 2012, mettendo a uno stesso tavolo Governo, editori e sindacato dei giornalisti. Raffaele Cantone parla di «servizi fungibili» che renderebbero obbligata la gara pubblica, mentre il parere formale dell’Anac che lui presiede lascia aperta anche una strada diversa. Con questo dimostra di essere più interessato alla tutela della concorrenza che alla differenza fra servizi come le pulizie o l’assistenza tecnologica e il prodotto informazione. Ciò che non è fungibile è il pluralismo. C’è da augurarsi che governo e parlamento, con maggiore sensibilità per il richiamo all’articolo 21, raccolgano l’appello dei Cdr delle agenzie e della Fnsi.

Non c’è più tempo, il confronto va aperto subito, la gara va fermata.

*vicesegretario di Stampa romana