Ostinato, passionale, sincero, maldestro con la stampa e completamente incapace d’ironia, Penn è un bersaglio facile. E, nonostante l’umanitarismo turistico del suo film non sia peggio di quello che passano polpettoni pieni di sè come The Constant Gardener o Babel , Il tuo ultimo sguardo è stato oggetto di scherno a partire da Cannes 2016.
Tratto da una sceneggiatura originale di Erin Dignam, ambientato sullo sfondo delle guerre che tormentano l’Africa centrale, il film ha una dimensione kolossal che contrasta con le ambientazioni più intime delle regie precedenti di Penn – i noir «regionali» The Crossing Guard e The Pledge, e l’incrollabile purezza di Into the Wild.

Rispetto a un film su un soggetto analogo, come Beasts of No Nation, questo ha un impianto più convenzionalmente hollywoodiano (anche se è una produzione indipendente) –la storia d’amore che si svolge sullo sfondo di un conflitto dall’altra parte del mondo. Charlize Theron è la direttrice di un’organizzazione di aiuti internazionali, Javier Bardem un dottore alla Medici senza frontiere.

I due si innamorano tra una carneficina e l’altra, in ospedali di campo, truculenti come quello di M.A.S.H! , mentre intorno a loro gli africani muoiono come mosche, trucidati da miliziani che ricordano i bambini di Lord the Flies. Li dividerà il fatto che la passione umanitaria di Miguel non può che attualizzarsi «sul campo»; quella di lei nei corridoi della diplomazia.
Nemmeno una ferrea dieta a base di Ernst Hemingway e Frank Borzage avrebbe salvato il film di Penn. Che è sconquassato e noioso, ma non merita la ferocia con cui è stato accolto.