Le vittime civili in Afghanistan continuano a pagare il prezzo più alto di una guerra che, alla vigilia del ritiro delle truppe a fine 2014, è lungi dall’essere conclusa. I dati resi noti ieri dall’ufficio delle Nazioni Unite a Kabul (Unama) dicono anzi che il conflitto è più vitale che mai e le vittime continuano ad aumentare. Nel rapporto sul primo semestre del 2014 si sostiene che i combattimenti di terra hanno visto un nuovo impulso, diventando la prima causa letale per i civili e superando gli effetti degli Ied, gli ordigni artigianali piazzati sul ciglio delle strade. I numeri: da gennaio a giugno, i civili uccisi sono stati 1564 e 3289 i feriti per un totale di 4853 casi con un aumento del 24% rispetto al medesimo periodo del 2013. I combattimenti di terra sarebbe responsabili di una vittima ogni cinque (39% del totale) con un balzo dell’89% rispetto al 2014. Gli attacchi suicidi sono responsabili di 156 morti e 427 feriti. Il rapporto inoltre fa luce sulla strage continua di minori: con un aumento del 34%, nei primi sei mesi del 2014, 259 bambini sono stati uccisi dalla guerra e 776 feriti. Le vittime di sesso femminile sono invece aumentate del 24% (148 morti e 292 feriti). Le responsabilità: Unama attribuisce il 74% degli incidenti alle forze antigovernative e il 9% a quelle filo governative (8% per l’esercito afgano e 1% per le forze internazionali) con un 12% non attribuibile con certezza a una delle parti in conflitto.