Ci sono voluti ben 106 giorni, ma alla fine il presidente afghano Ashraf Ghani e il quasi «primo ministro» Abdullah Abdullah hanno reso pubblica la lista dei loro candidati-ministri.

Il paese vive una fase delicatissima, ha un urgente e disperato bisogno di essere governato, e bene, ma il governo di unità nazionale – voluto dal segretario di Stato Usa John Kerry per porre fine alle controversie post-elettorali – ha reso tutto più complicato, prolungando lo stallo politico e paralizzando le istituzioni. I nomi annunciati domenica dovranno passare al vaglio del Parlamento, prima di essere confermati. Per ora, sono riusciti a passare indenni nei lunghi, ripetuti negoziati tra l’entourage del presidente Ghani, ex alto funzionario della Banca mondiale e rettore dell’Università di Kabul, e quello del Chief Executive (una sorta di primo ministro) Abdullah, già ministro degli Esteri e figura di spicco del partito a prevalenza tajika Jamiat-e-Islami e della cosiddetta Alleanza del nord, principale alleata degli americani nel rovesciamento del regime talebano, nel 2001.

Il presidente Ghani in campagna elettorale aveva puntato sulle carte della «meritocrazia» e dell’efficienza, promettendo nomine ministeriali basate sulle competenze e un radicale cambio di rotta rispetto al passato, segnato da ministri corrotti o impresentabili, inclusi diversi signori della guerra arrivati al potere. Nella lista dei 25 ministri proposti in effetti non ci sono warlords. Ci sono invece molti volti nuovi, sconosciuti alla maggioranza degli afghani, alcuni con scarsa dimestichezza dei machiavellici meccanismi della politica locale e regionale.

Tra i personaggi più conosciuti, spicca quello di Salahuddin Rabbani: figlio di Burhanuddin Rabbani, per lungo tempo a capo del Jamiat-e-Islami e presidente dell’Afghanistan dal 1992 al 1996 (fatto fuori dai Talebani nel 2011), Salahuddin è stato ambasciatore in Turchia e capo dell’Alto consiglio di pace, l’organo governativo con il compito di favorire il negoziato con i Talebani. È chiaramente un uomo di Abdullah, ma sembra non dispiacere a Ghani.

Come responsabile del ministero della Difesa, in questi anni appannaggio del gruppo politico-militare legato agli eredi dell’Alleanza del nord, è stato proposto Sher Mohammad Karimi, attuale Capo di Stato maggiore dell’esercito, ritenuto vicino a Ghani. Mentre per gli Interni è stato nominato l’ultrasettantenne Nur Ul-Haq Ulumi, in passato attivista del «Parcham», una delle due fazioni del partito comunista afghano Pdpa, comandante dei corpi militari di Kandahar alla fine degli anni Ottanta, già parlamentare e presidente della Commissione Difesa del Parlamento, vicino ad Adbullah. Il presidente Ghani non ha voluto cedere le posizioni più strategiche: Ghulam Jailani Popal, è stato proposto per le Finanze, mentre a capo della Banca centrale è stato nominato Khaliq Sediq, che con Ghani condivide la cieca fiducia nel libero mercato.

Ghani e Abdullah avevano concordato sull’importanza di attribuire almeno 4 ministeri a candidate-donne. Sono invece tre: quello della Cultura, dell’Alta educazione e quello degli Affari femminili, per il quale è stata proposta Najiba Ayubi, poetessa e volto noto della società civile, direttrice di The Killid Group, network non-profit di media indipendenti, dalla radio ai magazine.