Quale eredità da Madiba? Tanto sistemica e strutturata quella dell’apartheid da fargli valere il conio di nuovo Sud Africa del post-apartheid, quanto pervasiva e già in auge quella per cui il Paese Arcobaleno si avvia ad ottenere l’investitura di Sudafrica del post-Mandela.
A dirla tutta, in realtà il post Mandela è già ora ed è iniziato con la fine della presidenza di Madiba. Ma sono altre le eredità per le quali è già iniziata la corsa agli investimenti nonché agli armamenti. A partire, fuori da falsi moralismi e parafrasi incipriate, dall’affaire Mandela. Un affaire che è tale perché trascende la sostanza e la temporalità dei fatti in mondovisione in queste ore insieme all’aura di incertezza che comunicati della presidenza e laconiche e spesso contrastanti dichiarazioni di amici e parenti stanno offrendo agli occhi satellitari.

È finita in corte la querelle sul luogo di sepoltura del primo Presidente nero del Sud Africa. Faida famigliare che non accenna a chiudersi neanche dopo che la Corte dell’Eastern Cape ha ordinato la riesumazione di tre figli di Mandela seppelliti a Mvezo e la loro risepoltura a Qunu dove si trovavano quando nel 2011 il nipote Mandla, deputato dell’Anc e capo villaggio di Mvezo, senza autorizzazione del resto dei famigliari li avrebbe spostati. Ordine che sarebbe però una parodia della giustizia, secondo Mandla, che ieri ha dato mandato ai suoi legali di contestarlo. Sarebbe stato cioè emesso sulla base di false dichiarazioni giurate fornite al tribunale da 16 membri della famiglia per ottenere un’udienza straordinaria. Affidavit secondo cui Mandela si trovava in stato vegetativo per cui i medici consigliavano di staccare la spina. Dichiarazioni che appena divenute pubbliche sono state smentite da questi per via ufficiale della Presidenza. Mandela, sostiene l’amico e compagno di prigionia, Denis Goldstein, sarebbe cosciente, e benché incapacitato a parlare dal respiratore, apre gli occhi e ci prova muovendo la mandibola. L’eventualità, continua l’amico, di interrompere ogni supporto artificiale sarebbe stata discussa ma esclusa da medici e famigliari proprio perché non sarebbe subentrato nessun stato comatoso irreversibile e alcuna insufficienza totale degli organi.

Ma questa sarebbe solo la più recente delle controversie non solo famigliari che si contendono il marchio Mandela. Makaziwe e un’altra figlia, Zenani, almeno da aprile sono in combutta con George Bizos, l’avvocato che ha difeso Mandela durante il processo di Rivonia (1963-1964) nonché amico, contro cui hanno iniziato una battaglia legale per estrometterlo dai consigli di amministrazione di due aziende di proprietà di Mandela insieme a Tokyo Sexwale e a Bally Chuene. Le due aziende in questione sarebbero la Harmonieux Investment Holdings e la Magnifique Investment Holdings e gestirebbero i ricavi derivanti dalla vendita di stampe e altri prodotti col marchio Madiba per un giro di affari di 15 milioni di rand. Battaglia a cui si sarebbe opposto invece Mandla Mandela. Il quale invece starebbe costruendo un mega albergo multimilionario a Mvezo, dove le spoglie del nonno sarebbero diventate l’attrattiva principale. Lo saranno, ma per Qunu, dove oltre alla vecchia casa di Mandela c’è già il Nelson Mandela Museum e ristoranti non ancora attivi perché in attesa della gara d’appalto. Mvezo avrà comunque il suo momento di gloria il 18 luglio prossimo, giorno del compleanno di Madiba, quando sarà inaugurato il Nkosi Dalibhunga Mandela Legacy Bridge sul Mbashe River e la strada asfaltata che collega il paesino con l’autostrada a un costo di 130 milioni di rand.