Erano anni che Adriano non appariva in tv. Quindi tutto va pianificato per non perdersi neppure un fiato della nuova incursione dell’ultraottantenne rocker meneghinpugliese. Videoregistrazione oltre la mezzanotte annunciata, con lui non si sa mai, in attesa del prologo teatrale e del successivo cartoon. Ecco che si comincia: Natalino Balasso strepita, poi pubblicità, poi finalmente studio. Molti dei presunti protagonisti si sono dati. Sono rimasti Nino Frassica con le sue geniali capriole verbali, affiancato dal fedelissimo Francesco Scali. Basta poco e sulle note di fondo de La montanara la noia dilaga peggio del diluvio universale. Non è colpa dei due malcapitati, è che hanno un compito ai confini della realtà. E allora ritorna Balasso che stigmatizza gli applausi finti in tv e raccoglie applausi finti in tv. Adriano arriva più tardi, una manciata di secondi e se ne va per lasciare il posto all’animazione di Adrian. A Mediaset sono entusiasti, sei milioni di spettatori sintonizzati per non vedere nulla. Efficace come boutade, insopportabile come intrattenimento.

PUBBLICO che un po’ diminuisce nel vedere il cartoon realizzato da Milo Manara e scritto, diretto, e qualsiasi altra cosa si voglia mettere a credito di Adriano Celentano. Siamo nel 2068, una società dispotica governa con pugno di ferro, l’orologiaio Adrian, da via Gluck, vede nefandezze e soprattutto soddisfa l’insaziabile Gilda che sembra uscita fresca fresca da un film di trenta anni fa di Tinto Brass, in realtà è Manara che porta il suo tratto caratteristico nella storia. Eros sproporzionato e tecniche d’altri tempi a parte, bisogna riconoscere al cartoon di essere comunque accattivante, almeno in alcuni momenti, soprattutto con Adrian che ha i tratti inconfondibili del suo inventore, oltre che la voce, unico fattore che lo contraddistingue da un fumetto. Poi, ben prima dell’orario previsto, tutto finito, appuntamento al giorno successivo. Tocca farsene una ragione, nonostante i titoli di coda con alcune immagini di prova dal teatro Camploy di Verona da cui si evince che è stato lui a volere tutto così, visto che è anche autore della Prima Bibbia Letteraria, non della seconda, qualsiasi cosa voglia dire.

FORSE tutto il progetto è rimasto troppo a lungo sulla carta (anche bollata, visto le querelle che ci sono state) per risultare ancora efficace e chissà cosa pensa Claudia Mori, produttrice attenta ai bilanci, della frase «la bellezza non si paga». Già perché questo «scherzetto», bello o brutto che sia, è costato non poco. Ma soprattutto si corre il rischio di tradire i fan. Ogni apparizione tv di Celentano era spasmodicamente attesa, ma soprattutto non deludeva mai. Si poteva non condividere i suoi tempi dilatati, le sue prediche, anche questa dilatate, poi però bastava una sua canzone e l’arrivo di ospiti d’eccezione per fare saltare il tappo dell’entusiasmo e dell’intrattenimento. Qui invece abbiamo due momenti distinti e non comunicanti: il racconto animato e lo show introduttivo. Solo che Adriano non c’è, è un simulacro che si offre per qualche inutile secondo prima di sparire. Un giochino che i suoi fan e il pubblico non meritano. Felici invece se la seconda serata dovesse avere smentito tutto questo.