Fare rete. Mettere assieme idee, costruire progetti, misurarsi e discutere sul web e nelle piazze. E fare rete con chi già governa per dimostrare che è possibile: Barcellona, Malmo, Lisbona, Zagabria… La lista Adesso Trieste è l’unica novità di questa tornata elettorale che deciderà in autunno da chi sarà governata la città per i prossimi 5 anni. Giovani, con il radicalismo e l’entusiasmo dell’età, per dare speranza al futuro essendo consapevoli dei problemi: il clima, il lavoro, le migrazioni. Una lista nuova, un gruppo di giovani che decide di mettersi in gioco, Riccardo Laterza candidato sindaco e 8 donne capolista per il Comune e le Circoscrizioni.

Sono partiti mesi fa, con la sordina del nuovo e del non conosciuto; hanno fatto l’elenco spietato delle occasioni perse da una città che resta ferma o addirittura guarda indietro mentre i suoi giovani continuano ad emigrare. Decenni di piccolo cabotaggio e di non scelte, destra e sinistra ad alternarsi senza che davvero ci fosse una svolta, si sentisse aria nuova, venisse voglia di restare. Una città soffocata dal cemento, da casermoni dissennati, dal traffico pazzo e parcheggi in doppia fila, dalla raccolta differenziata che non avanza; una città che vive di pubblica amministrazione o attorno ai bar e alle trattorie del centro, che parla di vocazione turistica ma non sa valorizzare la sua storia e la bellezza indubitabile della sua natura.

Saranno elezioni comunali importanti, stavolta più di altre: sono in gioco scelte strategiche per Trieste e un sacco di milioni in arrivo. Si può pensare al riutilizzo delle immense rovine del vecchio porto asburgico per farne il centro della svolta green e trovare spazio per nuove opportunità di lavoro, per connettere le eccellenze della ricerca con la città e i settori produttivi, per collegare la forza propulsiva della rinnovata attività portuale con le banchine e i moli di quello che fu il porto di un impero. Oppure si può restare fermi, cemento e parcheggi, bar ristoranti e alberghi, nuovi appartamenti di lusso con piscine e aree wellness non si sa per chi né per cosa. Perché la speculazione marcia e chi se ne frega se funziona o no, se stiamo tutti meglio oppure no. La destra, che ripresenta il sindaco uscente Roberto Dipiazza, questo ha in mente anche se sembra fuori dal tempo e dalla logica: una città a dimensione di pensionato benestante o di turista mordi e fuggi, un paio di quadrilateri tenuti bene, uno stuolo di camerieri sottopagati e Trieste finisce qui.

Dipiazza sembrerebbe però in caduta libera: non ha realizzato niente di quanto aveva promesso. Il tram storico è fermo da cinque anni dopo che per più di cento aveva visto scorrere la sua cremagliera dalla città al Carso, la piscina terapeutica implosa su se stessa due anni fa si mostra ancora con il tetto appoggiato al pavimento quasi non fosse un presidio sanitario essenziale, un patrimonio di ville storiche messe all’asta quasi sempre inutilmente perché sono ormai in rovina. Diecimila appartamenti sfitti, periferie abbandonate, file in aumento per ottenere qualche sussidio o un piatto di minestra ma dal palazzo del municipio nulla di questo viene visto o, al più, si lamenta il degrado e si mandano i vigili.

Il Pd sprizza ottimismo nonostante i troppi silenzi e l’evanescente presenza in consiglio comunale. Il candidato sindaco e già senatore, Francesco Russo, porta a suo merito la sdemanializzazione della vecchia area portuale e sostiene la sovrapponibilità del suo programma con quello di “Adesso Trieste” ma tra i due sono spesso scintille. Non sarebbe impossibile battere la destra e tutti chiedono “unità” ma, per ora, ognuno va per sé: Pd, M5S, Verdi, Rifondazione e poi le tradizionali immancabili liste locali. Sarà una bella scommessa ma i giochi si vedranno arrivando, sperabilmente, al ballottaggio e, com’è noto, non occorre stravincere per contare.