Esprime solidarietà agli agenti e agli operai rimasti feriti. Ma poi si affretta ad assolvere tutti per la catastrofica gestione dell’ordine pubblico di mercoledì, quando la polizia ha caricato gli operai delle Acciaierie di Terni. Se lo ha fatto, spiega, è perché alcuni funzionari di polizia avevano raccolto la «voce» che gli operai intendevano raggiungere la stazione Termini per occuparla. Voce poi risultata del tutto infondata, ma poco importa. «L’idea di manganellare gli operai è lontana anni luce dal governo» assicura.
Eppure le manganellate ci sono state ma ieri, intervenendo prima al Senato e poi alla Camera, il ministro degli Interni Angelino Alfano sceglie di mantenere un profilo il più basso possibile. Aveva promesso che avrebbe accertato eventuali responsabilità nella gestione della piazza, ma poi si è subito allineato alla volontà del premier Matteo Renzi che mercoledì dopo gli incidenti aveva chiesto ai suoi ministri, e a lui in particolare, di gettare acqua sul fuoco per non far passare l’immagine di un premier di centrosinistra che fa picchiare gli operai. E il titolare del Viminale, giunto al suo nuovo inciampo politico, si adegua scegliendo di assolvere tutti per non indicare nessun possibile responsabile, riuscendo così ancora una volta a difendere soprattutto se stesso. Il Pd ovviamente tace, ma la scelta non piace a Sel e al M5S che alla Camera presentano una mozione di sfiducia nei suoi confronti.
Per dirla con le parole del senatore di Gal Lucio Barani, la ricostruzione che Alfano fa dei fatti è abbastanza \«elementare». Che dice il ministro degli Interni? Che mercoledì mattina 600 operai delle acciaierie ternane hanno manifestato davanti all’ambasciata tedesca nella speranza di un intervento verso la TissenKrupp, la multinazionale proprietaria dello stabilimento umbro che ha annunciato 500 licenziamenti. «\Una parte di loro è stata ricevuta ed al temine dell’incontro l’ambasciata ha emesso uno scarno comunicato che non ha soddisfatto i lavoratori», spiega. E’ a questo punto che gli operai chiedono di poter raggiungere in corteo il Mise. Richiesta \«che non è stata immediatamente accolta perché presso il ministero erano in corso analoghe iniziative sindacali e quindi c’erano difficoltà logistiche e di gestione dell’ordine pubblico».
Secondo Alfano gli operai tentano comunque di partire in corteo, ma trovano la strada sbarrata dalle forze dell’ordine. «Il corteo ha devia verso vie limitrofe, che comunque conducono a piazza dei Cinquecento e quindi alla stazione Termini, rafforzando al preoccupazione che era già stata avvertita», ovvero quella che vogliono occupare i binari della stazione. Ma come nasce? Nel corteo nessuno ne parla eppure, spiega Alfano, alcuni funzionari avrebbero lo stesso raccolto «la voce di una possibile occupazione». Come si vede si tratta di spiegazioni estremamente generiche, del tutto inutili a fare chiarezza, ma che Àlfano prende per buone per giustificare l’uso della maniere forti.
Quattro operai e quattro agenti sarebbero quindi finiti all’ospedale a causa di un equivoco, di una «voce» raccolta da qualche funzionario poco attento nel valutare le informazioni. Alfano nega di aver mai dato ordine alle forze di polizia di usare metodi violenti nei confronti di chi manifesta. \«Dall’insediamento di questo governo si sono svolte 5.934 manifestazioni di rilievo e la stragrande maggioranza ha avuto un corso assolutamente tranquillo», spiega. \«Circa la metà hanno avuto alla base problematiche occupazionali e sindacali, se il governo avesse voluto dare alla polizia linee di estrema durezza sui manifestanti avrebbe avuto migliaia di occasioni per farlo. Non l’ha mai fatto. Anzi, l’imput dato è l’esatto opposto».
Alfano parla prima al Senato e poi alla Camera, dove ad ascoltarlo ci sono al massimo un centinaio di deputati. Un momento di tensione c’è quando il grillo Davide Tripiedi lo apostrofa chiamandolo «il manganellaio matto». «dai il daspo agli operai, così fai un’altra figuraccia», dice l’esponente del M5S subito ripreso dalla presidente Laura Boldrini. Ma è un attimo. Anche stavolta Alfano può dormire tranquillo.