Secondo un militare americano, le accuse di comunismo nei confronti di Qian Xuesen, rappresentano la cosa «più stupida che questo paese abbia mai fatto». Un alto funzionario della Marina americana andò oltre: «invece che farlo andare via, disse, è meglio ammazzarlo, sa troppe cose. Piuttosto lo ammazzo io». Nel 2007 la rivista Aviation Week nominò Qian come uomo dell’anno. Ma chi era Qian? Si tratta dell’unico scienziato al mondo che può essere considerato tanto il padre delle missioni spaziali cinesi, quanto di quelle americane, dopo aver lavorato negli Usa e aver avviato le ricerche scientifiche più importanti niente meno che alla Nasa.
Una storia del Novecento, quando personaggi straordinari, con le proprie vite, intrecciavano i destini di Stati, guerre fredde e popoli. Un «tesoro vivente»: così venne definito in Cina, poco prima della sua morte nel 2009, Qian Xuesen. Nel 1955 gli chiesero se la Cina avrebbe mai potuto avere le sue missioni spaziali. «Risposi arrabbiato, racconterà qualche anno dopo, perché mai non avremmo dovuto?». C’è da immaginarsi dunque Mao Zedong e la sua reazione quando Qian Xuesen, fino ad allora scienziato prodigio della Nasa e del Mit negli Usa, venne accusato di «comunismo» e successivamente espulso. Rispedito con massimo disprezzo in Cina, dove era nato e dove da poco era stata fondata la Repubblica Popolare: «sono fedele alla Cina e ad ogni governo che serva il popolo cinese» aveva risposto durante un interrogatorio dell’Fbi. Di fronte a tanto, un ganbei, un brindisi con il baiju, la grappa di sorgo, a Mao non deve averlo rovinato nessuna bega interna al Partito, di quelle che lo facevano ritirare in qualche silenzio dei suoi, foriero di nuove campagne e scontri. E a confermare la peculiarità di Qiang, il fatto – quasi un record – di non aver subito alcun danno durante la Rivoluzione Culturale.
Nato nel 1911, l’11 dicembre, ad Hangzhou, sud est della Cina, la città che Marco Polo, pare, definì come una delle più belle al mondo, Qian Xuesen, venne al mondo allo scadere del periodo imperiale, in concomitanza con la fondazione della Repubblica di Sun Yat-sen; da lì in avanti, fino al 1949, sarebbe arrivato uno dei periodi più controversi e deboli della storia cinese. Qian si laureò in ingegneria meccanica nel 1934 a Shanghai e all’età di ventitré anni si recò negli Stati Uniti, con una borsa di studio in ingegneria aeronautica presso il Mit. Qualche tempo dopo, al Guggenheim Aeronautical Laboratory di Caltech i suoi professori lo definirono uno scienziato «geniale» e lo raccomandarono allo Science Advisory Board, affidandogli un ruolo rilevante: Qian divenne infatti il principale responsabile di quei progetti di ricerca che svilupperanno il primo razzo americano a combustibile solido per essere lanciato nello spazio. Una carriera completamente avviata, in quella che all’epoca era l’industria spaziale più importante al mondo: nel 1947 a solo 36 anni Qian era già professore al Massachusetts Institute.
Ma nel 1949, dopo la conquista del potere da parte di Mao Zedong, Qian incontrò il suo strambo destino che ne sancì per sempre la seconda parte della sua vita. Negli Usa all’epoca era già attiva la caccia alle streghe e ai comunisti, nota come maccartismo e per Qian arrivò presto l’accusa scontata di essere un pericoloso comunista, con sospetti su attività spionistiche, dato l’ambito sensibile del quale si occupava. Per Qian cominciò un’odissea kafkiana, che terminerà con un finale particolarmente apprezzato dalla Cina: l’America infatti – grazie alla solerte attività investigativa dell’Fbi- incarcerò Qian per 15 giorni, durante i quali perse 15 chili, seguiti da cinque anni di arresti domiciliari, fino a quando nel 1955 – grazie ad una lettera scritta all’allora premier Zhou Enlai – potrà finalmente tornare in Cina, dove venne accolto come un eroe, anche perché nel frattempo si era venuto a sapere che in precedenza i nazionalisti del Kuomintang lo avevano invitato in Cina, ma Qian aveva rifiutato. Si trattava di quelle soddisfazioni che piacevano parecchio a Mao. E Qian ha ripagato la fiducia del Grande Timoniere, che gli mise tra le mani tutto lo sviluppo missilistico e spaziale del paese. «Sotto la sua guida, ha scritto la Xinhua durante le celebrazioni per la sua morte a 98 anni nel 2009, la Cina ha sviluppato la sua prima generazione di missili «Lunga Marcia» e, nel 1970, ha lanciato il suo primo satellite. La maggior parte dei recenti successi spaziali della Cina sono da considerarsi figli dell’attività di Qian».
Lo scienziato apparve convinto della scelta fatta, perché nel 1958 aderì al Partito Comunista, di cui diventerà anche membro del Comitato Centrale. Appena giunto a Pechino, insieme alla moglie, nota cantante d’opera, Qian si mise alla testa di una nuova creazione, vale a dire l’Istituto di Meccanica a Pechino: la Cina cominciò allora a scoprire – davvero – lo spazio.