Se ne è andato a 53 anni, dopo un ictus che l’aveva colpito domenica scorsa mentre si trovava alla stazione ferroviaria di Metz. David Grammont, noto con il suo nome d’arte di Tonton David, è stata una delle figure chiave e iconiche del reggae francese che sapeva mescolarsi con il pop. Negli anni novanta – quelli della sua grande notorietà discografica – aveva infilato uno dietro l’altro una serie di successi come People of the world, Each his own way, Sûr et Certain, cantati da un’intera generazione di fan. Certo non era stato David a portare il reggae ai francesi, e infatti la critica mossa da i puristi del genere si incentrava soprattutto sul modo in cui adattava le radici reggae a modalità che strizzavano l’occhio alle classifiche. Ma l’abilità di Tonton è stata proprio quello di portare il reggae a frange di pubblico differenti, beneficiando al tempo stesso del peso promozionale del canale M6,

LA NOTIZIA della scomparsa della morte di David è corsa veloca sui social. Tra i fan della prima ora anche l’attore Omar Sy – in questi giorni su Netflix nei panni del ladro gentiluomo Lupin – che ha condiviso su Twitter uno dei brani simbolo del cantante, People of the World. Canzoni dai suoni solari e dai ritmi levare, su testi mai banali: People of the world recitava così: «Da un popolo che ha sofferto molto / Da un popolo che non vuole più soffrire ..». Un brano che arriverà a vendere ben 100 mila copie, accompagnato da un video clipmusicale che portava la firma di Mathieu Kassovitz.

«ABBIAMO SCOPERTO il rasta in fuga da un posto di blocco della polizia nel distretto di La Défense, mentre i suoi amici hanno spruzzato un muro con spray aerosol», People of the World è un titolo emblematico della giovinezza dei sobborghi, apparso anche nella prima compilation rap francese, Rapattitude, accanto agli Assassin e Suprême NTM, e che Tonton inserirà nel suo primo album, Le Blues des racailles. Kassovitz ricorda Tonton nel suo account instagram: «Ho avuto la possibilità di realizzare il suo primo clip che è stato anche il mio primo lavoro, nel 1990, prima di dirigere Métisse. Conservo dei ricordi bellissimi delle ore passate con lui e la sua crew».
Un’altra celebre hit è Each His Way, realizzato insieme a Geoffrey Oryema e Manu Katché per la colonna sonora del film An Indian in the city, diretta daThierry Lhermitte e dal giovane Ludwig Briand. Un enorme successo nelle sale con oltre 8 milioni di spettatori.