C’è tutto nella vita artistica di Raffaele Pisu, morto ieri a 94 anni a Bologna, uno dei volti più popolari della tv degli anni sessanta e settanta, ma anche del teatro e del cinema. Una carriera dove ha alternato ruoli brillanti a parti drammatiche, come in Italiani brava gente (1965) di Giuseppe De Santis. Nato a Bologna nel 1925 – ma il cognome rivela per parte di padre origini sarde – muove i primi passi a teatro subito dopo la guerra dove era stato partigiano catturato dai tedeschi che lo tennero recluso per un anno: «Sono stato ospite di Hitler», sintetizzava in una battuta quei drammatici mesi.

L’INCONTRO dopo la Liberazione con Sandro Bolchi a Bologna e la decisione di fondare una compagnia teatrale, La Soffitta, segna l’inizio di tutto. Ma la gavetta è lunga: dalla rivista al fianco della divina Wanda Osiris prima, e delle Sorella Nava poi. Pisu conosce l’arte della risata, ironia tagliente e gusto della battuta: funziona anche sulle frequenze di Radio Bologna e successivamente in Rai. La notorietà arriva grazie al piccolo schermo: Pisu è nella «banda» de L’amico del giaguaro, varietà del 1961 che partendo da un gioco – una sorta di farraginosa tombola – condotto da Corrado, si regge in realtà su balletti, sketch, imitazioni ma soprattutto sui filmati del trio formato da Pisu, Gino Bramieri e Marina Del Frate, parodie cinematografiche infarcite di citazioni televisive: «Era una televisione – raccontava l’attore in un’ intervista – in cui c’era molta scrittura. Provavamo tantissimo. Oggi gli autori ci sarebbero ma non li vogliono pagare. E poi noi ci concentravamo su una trasmissione. Se ne facevamo una in più ci vergognavamo, oggi ci sono conduttori sempre in onda. Così si rischia l’inflazione…».

NEL 1965 De Santis lo chiama sul set di Italiani brava gente, ambientato durante la campagna italiana di Russia: «Peccato che ai tempi non fu apprezzato, ci dispiacque perché avevamo lavorato in Russia per più di un anno. In America andò molto bene, il New York Times parlò bene della mia interpretazione». Poi ancora tanta tv: con Corrado e Sandra Mondaini in La trottola (1966), Vengo anch’io (1968) dove inventa il pupazzo Provolino entrato nella memoria collettiva dei bambini di quegli anni, Senza rete di Enzo Trapani (1969), Come quando fuori piove (1971). Poi il successo svanì, tanto da costringerlo a riciclarsi come…gelataio in Sardegna.

LA TV lo riscopre nel 1989: Antonio Ricci lo chiama per condurre insieme a Ezio Greggio Striscia la notizia: «Facevamo molte parodie dei politici», dove mantiene il tono istrionico e sarcastico. Nel 2004 lo vuole anche Paolo Sorrentino sul set di Le conseguenze dell’amore. In questi mesi stava preparando insieme ai figli Antonio e Paolo (l’esistenza di quest’ultimo scoperta solo quattro anni fa) un film ambientato nella Romania di Ceausescu.