Lo spogliarello di Sophia Loren per Mastroianni in Ieri Oggi Domani, il trascinante ballo del Gattopardo, tutti i momenti evocativi e trasognati di Casanova e Amarcord, i bianchi e neri emotivamente sublimi di Rocco e i suoi fratelli e La grande guerra. Sono solo alcune delle sequenze indimenticabili che lo sguardo di Peppino Rotunno ha saputo regalarci in oltre cinquanta anni di carriera. E come tanti maestri ha cominciato per caso. Figlio di un sarto in una famiglia numerosa rimane orfano giovanissimo. Tocca aiutare e mollare gli studi. Un conoscente lo indirizza verso Cinecittà. Lui è in fila insieme a tanti per chiedere lavoro nel reparto degli elettricisti. Per caso sente dei giovani che si lamentano di Arturo Bragaglia del reparto fotografico per il suo carattere insopportabile. Peppino cambia obiettivo e solitario va da Bragaglia che invece lo accoglie come un padre. Si occupa di sviluppo e stampa e pulizia della pellicola, e nel fine settimana può usare la Leica che Bragaglia gli lascia per fare le sue foto che Peppino sviluppa e stampa il lunedì.

ACCANTO allo studio fotografico c’è il reparto operatori e direttori della fotografia e Bragaglia gli consiglia di andare lì e lo raccomanda a Renato Del Frate. Deve solo caricare e scaricare le macchine da presa. Peppino è di buon carattere, ma non è allineato, quindi viene licenziato per un gesto di ribellione nei confronti dei simboli del regime. È operatore alla seconda macchina per Rossellini in L’uomo della croce quando viene arruolato e mandato in Grecia nel reparto cinematografico dell’esercito. I tedeschi lo catturano in settembre e lo deportano nei campi di prigionia. Al termine della guerra diventa assistente operatore, gira qualche documentario con Michele Gandin, ma l’occasione propizia arriva anni dopo quando De Sica sta girando Umberto D e Peppino sostituisce Gianni Di Venanzo accanto a G.R. Aldo (Aldo Graziati) che diventa suo amico. Aldo muore in un incidente mentre sta girando Senso di Visconti, viene sostituito da Robert Krasker che litiga col regista e allora Rotunno porta a termine le riprese, pur senza essere accreditato. Non è impresa semplice. Sino a quel momento Peppino ha lavorato con il bianco e nero, ma quelle riprese sono a colori, colori che lui riesce a gestire magnificamente. Contrariamente a molti colleghi che enfatizzano il loro ruolo di direttori della fotografia, Rotunno continua il suo lavoro con modestia pari solo al suo talento. Interrogato sulla difficoltà si schermisce affermando che chi compone musica ha ben sette note a disposizione da gestire, per lui è più semplice, ci sono solo tre tipi di luce: quella chiave, quella diffusa e il controluce, quindi basta saper gestire questi tre elementi e il gioco è fatto. Semplice.

CON RISI E DE SICA è su Pane amore e…, ormai la sua carriera è lanciata, Visconti lo vuole sempre accanto a sé, lo porta a vedere mostre e situazioni per fargli capire gli ambienti e le epoche. Anche Monicelli si rivolge a Peppino, così come De Sica, e a partire da Toby Dammit e Satyricon diventa sodale di Federico Fellini per almeno sette film (epiche le escursioni riminesi dai parenti di Federico per cogliere umori e caratteri dei personaggi di Amarcord) oltre a incursioni con Pasolini, Wertmuller, Patroni Griffi, Zurlini, la coppia Benigni-Troisi, poi ancora Argento, Faenza, alternati a prestigiose collaborazioni hollywoodiane come La bibbia di Huston, Conoscenza carnale di Nichols, Popeye di Altman, Cinque giorni un’estate di Zinnemann, Il volto dei potenti di Pakula, A proposito di Henry di nuovo Nichols, Le avventure del barone di Munchausen di Gilliam.
La versatilità di Rotunno lo porta anche a collaborare con Peter Del Monte in Giulia e Giulia primo film italiano girato con telecamere in alta definizione e poi trasposto su pellicola. A riprova del fatto che in lui bianco e nero e colore, pellicola e digitale sono strumenti di lavoro e non dogmi, anche se riteneva la pellicola molto più duttile dell’elettronica.
In anni più recenti si è occupato di restauro e di insegnamento presso il Centro Sperimentale di Cinematografia dove è stato trascinato da Lina Wertmuller per poi trovare grande entusiasmo nel condividere le sue conoscenze con gli studenti. Nel corso di una carriera lunga e fortunata, segnata da collaborazioni di grande prestigio, Rotunno ha ottenuto otto Nastri d’argento, due David di Donatello, un Bafta e una candidatura all’Oscar per All That Jazz di Bob Fosse.

ORA CI HA LASCIATI a 97 anni, dopo avere attraversato e segnato i momenti più rilevanti del cinema italiano, sempre però stando un passo indietro rispetto ai registi perché il direttore della fotografia deve solo capire cosa vuole il regista e cercare di soddisfarlo al meglio delle sue possibilità. Un grande che si fa piccolo per non rubare la scena.