Il compositore e pianista Mario Bertoncini, il «musicista costruttore» – così amava definirsi –  perché preparava sperimentalmente strumenti acustici secondo tecniche inedite, è morto sabato scorso all’ospedale di Siena all’età di 86 anni.  Nato a Roma nel 1932, Bertoncini ha studiato composizione con Goffredo Petrassi e pianoforte con Rodolfo Caporali. Nel 1962 ha vinto il premio Nicola d’Atri dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, nel 1965 il primo premio della Fondazione Gaudeamus. Tra i fondatori del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, è stato presidente dell’omonima associazione dal 1969 al 1972. Bertoncini ha insegnato composizione al Conservatorio di Pesaro e alla McGill University di Toronto, poi, dal 1977 al 1998, alla Hochschule der Kunst di Berlino. Nell’attività pianistica ha alternato la presentazione di musiche del repertorio classico a proprie installazioni sonore. Dopo un apprendistato ispirato a Petrassi, Dallapiccola, e Webern, a seguito della conoscenza dei lavori di Cage, Feldman e Brown il suo stile compositivo ha subìto un cambiamento, rivolgendosi alle innovazioni più radicali. Dall’esplorazione del suono con strumenti preparati, Bertoncini è arrivato a costruire i suoi propri strumenti, inventandone alcuni totalmente nuovi: arpe suonate con flussi d’aria, corde lunghe decine di metri pizzicate o suonate con archetti, lire elettriche e gongs suonati con particolari tastiere, fino a vere e proprie installazioni sonore.