Una morte d’artista, quasi poetica se non fosse tragedia, quella di Mango stroncato da un infarto durante un concerto sul palco di Policoro, nella sua Basilicata. L’attacco sussurrato di Oro – uno dei suoi brani più celebri, un piccola incertezza e un flebile «scusate» rivolto al pubblico prima di accasciarsi. Era autore pop Mango e orgoglioso di esserlo, fra i più innovativi usciti sulla scena italiana dai settanta fino all’esplosione e i grandi successi in classifica fra gli ottanta e i novanta. Sperimentava con l’elettronica e i synth che mescolava sapiente a una strumentazione acustica, con più di un accenno alla etno music. Amava i suoni che arrivavano d’oltremanica (Peter Gabriel era una sua passione affiancata a un’ammirazione per il lavoro di Battisti evidente in alcuni suoi pezzi (Mina sulla coda di Oro reinterpretata un po’ svogliatamente nel 1994, inserì una strofa de La canzone del sole…). I 60 anni – compiuti lo scorso 6 novembre – li aveva festeggiati in anticipo, «regalandosi» nel maggio scorso un nuovo album – L’amore è invisibile, in cui rileggeva a suo modo Sting, U2, Daniele, Battisti insieme a tre inediti.

Mango poteva vantare una vocalità importante, molto lontana dallo standard medio italiana. Per Lucio Dalla – e non era il solo a pensarlo, la sua era la più bella voce in maschile in circolazione. Espressiva, corposa e caratterizzata da uno strano semi-falsetto capace di salire tre ottave che rafforza agli esordi esibendosi con piccole band su un repertorio che abbracciava il soul di Areha Franklin e il rock dei Led Zeppelin, Deep Purple e Genesis. Come tanti artisti dei ’70 era arrivato a Roma a cercar fortuna, stringendo amicizia con Renato Zero che gli presentò il produttore Franco Migliacci. Il suo primo lavoro è per la Numero Uno – la storica etichetta che pubblicava i dischi di Battisti – La mia ragazza è un gran caldo (1976) colpisce la critica, meno il pubblico, ma contiene pezzi che verranno ripresi da due dive del belcanto, Patty Pravo che da quell’album pesca Per te che mi apri l’universo e Tu pioggia (che diventa Per amarti d’amore) e li inserisce nella scaletta di Tanto, il disco prodotto con Vangelis. E ancora la cantante veneziana incide la bellissima Sentirti (1978), mentre Mia Martini fa sua Se mi sfiori. Le signore italiane del pop di quegli anni si affideranno spesso e volentieri alla sua penna per griffare il proprio repertorio: Loretta Goggi con C’è poesia ci costruisce intorno un album da hit parade, mentre Io nascerò diventa sigla di un Sanremo. Loredana Bertè si porta invece Re a Sanremo ’86, ma la sua performance con lo scandalo del finto pancione premaman, ammazza le potenzialità del pezzo.

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L’esplosione di Mango solista, dopo tre lp rimasti sugli scaffali dei negozi, arriva (1984) grazie alla celeberrima Oro; melodia dall’incedere sensuale tutta giocata sulle marimbe sintetiche e sui saliscendi vocali del cantante di Lagonegro. Con Adesso (1987) che contiene Bella d’estate con testo di Lucio Dalla sbanca le classifiche (500 mila copie), esportando il suo pop in cui mescola reggae e soul anche in Spagna, che riserverà ottime accoglienze anche per il successivo Inseguendo l’aquila (1988) e per Sirtaki (1990). Per la realizzazione di quest’ ultimo – fra i suoi progetti più ambiziosi – chiama a raccolta l’inglese Geoff Westley insieme a Mauro Paoluzzi e Mogol per i testi.
Da metà anni novanta ad oggi non sempre l’ispirazione compositiva lo assiste come agli inizi, eppure Mango riesce a trovare sempre una chiave – a livello sonoro e negli arrangiamenti – capace di metterlo sempre una spanna sopra una buona parte del cantautorato pop. Molte le collaborazioni prestigiose; nei suoi album trovano spazio Pino Palladino, Manù Katchè, Mel Gaynor e David Rhodes, il chitarrista dell’amato Peter Gabriel.

Con l’Acchiappanuvole (2008) si riporta alto nelle classifiche grazie a un cd di duetti e cover, dove si conferma eclettico interprete capace di passare senza colpo ferire dai Creedence Clear di Have you ever seen the Rain alla Stagione dell’amore cantata in coppia con l’autore, Franco Battiato. La sua ultima raccolta di inediti, La terra degli aquiloni (2011) – dove appariva anche la moglie, la cantante Laura Valente (un passato con i Matia Bazar), merita menzione più che per la title track giocata sulla sua voce possente e su un arrangiamento di archi, per una incantevole rilettura di Volver il celebre tango argentino del 1934, ripreso dal repertorio di Gardel. Forte l’emozione dei fan alla notizia della morte, e dei colleghi: da Gianni Morandi a Laura Pausini, da Eros Ramazzotti a Patty Pravo, che lo hanno ricordato pubblicando un post sui social network. I funerali di Mango saranno celebrati domani, nella Chiesa Madre di Lagonegro.