Il suo era un teatrodanza politico, di appassionata denuncia sociale: Johann Kresnik, nato in Carinzia nel 1939, tra i protagonisti più incisivi del Tanztheater con Pina Bausch, Reinhild Hoffmann, Susanne Linke, Gerhard Bohner, è mancato sabato scorso. Era stato il primo nel 1968 a mettere in moto in un teatro pubblico tedesco un ensemble di Teatrodanza: era il Teatro di Brema e fu da lì che Kresnik diede il via al suo Choreographisches Theater.

DOPO BREMA, fu la volta di Heidelberg, poi di nuovo Brema, Berlino, Bonn. Da giovane aveva studiato di tutto, lavorando con Béjart, Milloss, George Balanchine, ma il suo graffio nella coreografia era personale: i suoi primi pezzi avevano come temi la schizofrenia, l’attentato a Rudi Dutschke, le elezioni americane del 1968, Woodstock. Basta una scorsa ai suoi titoli più celebri per avere negli occhi la focosa drammaticità del suo teatro: Macbeth, Ulrike Meinhof, Sylvia Plath, Frida Kahlo, Othello, Francis Bacon. Gli ultimi due nacquero in collaborazione con il danzatore e coreografo brasiliano Ismael Ivo, direttore della Biennale Danza dal 2005 al 2012, consulente artistico a Vienna del Festival ImPulsTanz. È qui che l’11 luglio scorso, in apertura dell’edizione 2019, Kresnik è invitato con uno dei suoi grandi titoli: Macbeth. Nato nel 1988, il pezzo affronta la morte misteriosa (suicidio o assassinio?) del politico tedesco Uwe Barschel, osservando i fatti alla luce della megalomania e della tragedia shakespiriana.

Johann Kresnik

UNO SPETTACOLO potente, scene di Gottfried Helnwein, musiche di Kurt Schwertsik, ripreso a ImPulsTanz dalla compagnia TANZLIN.Z. Una festa per Kresnik, onorato alla fine della performance con la Medaglia d’Oro al Merito dello Stato di Vienna. Ci piace ricordare l’impronta di alcuni suoi titoli, passati in Italia nei primi ’90. Othello si consumava in un’arena mattatoio, un luogo macchiato di sangue, pieno di rostri, in cui troneggiava una vasca bianca a rotelle. Otello, il moro contro cui si scagliava la «ripulitura sociale» di Jago, era interpretato da Ivo che segnalava nello spettacolo temi tragicamente ancora oggi brucianti: «La figura dello straniero – ci disse allora – è di grande attualità in Europa. Gli emigranti si trovano a vivere in situazioni difficili, in ambienti ostili. Per questo motivo sono sempre stato affascinato dal personaggio di Otello. Fin da giovane mi chiedevo come potesse sentirsi in quel ruolo un uomo nero, non un bianco con il volto dipinto. Nell’Othello non ci sono né vincitori, né vinti. La fine è aperta perché l’unica soluzione ai conflitti interrazziali è un atteggiamento disposto al confronto continuo delle differenze».

LA MORTE, l’angoscia, la violenza si trasformavano in segno pittorico in Francis Bacon, al Comunale di Ferrara nel 1994. Con Ivo (anche coreografo) Mara Borba e Tero Saarinen. Supervisione registica di Kresnik: sagome ritorte voluttuosamente, corpi nudi, lividi contrasti. Iconico, quasi brutale, Frida Kahlo, ancora a Ferrara.«Sono sempre stato attratto – dichiarò allora Kresnik – dalle biografie femminili perché si sviluppano con un differente corso rispetto a quelle degli uomini, dovendo fare resistenza a una società dominata dai maschi». Ancora un tema di imbarazzante attualità.