«Noi siamo pronti a rivedere la nostra posizione, se abbiamo sbagliato qualcosa lo diciamo. Ma ora si rispetti la volontà del popolo perché noi l’Italia la vogliamo salvare» Luigi Di Maio si presenta a Napoli per una «passeggiata» culminata in comizio e adotta toni che poco hanno a che fare con la guerra civile simulata dei giorni precedenti.

LA DOCCIA FREDDA dei giorni scorsi e la rabbia contro il Quirinale, poi il Movimento 5 Stelle prova a rimettere in fila le idee e a sintonizzarsi col suo popolo. Soprattutto prevale la voglia di governo. Qualcosa si intuisce quando nel messaggio che indice la manifestazione di sabato 2 giugno a Roma, appuntamento alle 19 alla Bocca della verità, si afferma: «Noi amiamo la democrazia e la Costituzione, che abbiamo più volte difeso in questi ultimi anni da chi voleva manometterla. In questa occasione lo ribadiremo».

Qualcuno solo poco prima ipotizzava che i grillini non dovessero neanche partecipare alle celebrazioni ufficiali della festa della repubblica. Poi la comunicazione cambia di segno, si accarezza l’idea che quel giorno si possa festeggiare la nascita della «Terza repubblica dei cittadini» e del governo giallo-verde.

Dal blog confermano che non ci saranno contrapposizioni: «La nostra piazza non sarà una piazza contro il Quirinale, non una piazza contro qualcuno, ma a favore: a favore dei diritti, del nostro diritto di votare e scegliere». Addirittura, cosa impensabile solo il giorno prima, l’evento è da considerarsi come «una prosecuzione della parata a cui parteciperanno nostri parlamentari assieme a Roberto Fico». Dunque, il presidente della camera ci sarà, anche se, avvisano sempre dal M5S «quello che è accaduto domenica è un fatto grave che ci deve fare riflettere». Cambierà il ministro dell’economia e si farà un governo? «Il problema non è Savona, non è il nome di un ministro né chi ha vinto tra Di Maio e Salvini – tengono il punto i 5 Stelle – Si è detto no al cambiamento».

I CAPIGRUPPO DI M5S e Lega si sono incontrati al senato per concordare le mosse della maggioranza giallo-verde. L’idea era quella di proseguire in aula e nelle commissioni sulla scia del programma tracciato nel contratto di governo. Quando Cottarelli si defila e il voto pare avvicinarsi, l’incontro si trasforma, serve soprattutto a tenere i rapporti coi promessi alleati e a definire strategie parlamentari. Ma comincia a circolare un mantra: «Una maggioranza in questo parlamento c’è». «È il momento di difendere il nostro paese, uniti con un governo del cambiamento che possa davvero risollevarci», twitta Stefano Buffagni. Sui rapporti con la Lega però emergono dissensi. Quelli di due deputati considerati vicini a Roberto Fico.

Il primo è il campano Luigi Gallo. Pronuncia parole molto nette: «Di Salvini non mi fido – spiega – Nessuna alleanza alle prossime elezioni con la Lega può essere possibile senza rinnegare la nostra storia, la nostra identità e i nostri valori». Per Gallo il «contratto di governo», che lui stesso aveva contestato soprattutto per i deludenti impegni presi sul fronte dell’istruzione, non ha valore in caso di elezioni. «Il contratto di governo ha senso all’interno di una democrazia parlamentare – spiega – All’interno di regole costituzionali in cui sono richieste convergenze per dar vita ad una maggioranza di governo».

IL PUGLIESE Giuseppe Brescia dà voce a molti dei dubbi che sono circolati tra gli eletti nei giorni scorsi a proposito delle mosse di Salvini. «È certo che Mattarella abbia delle colpe in questa storia – accusa Brescia – Ha forzato la mano su Savona solo per motivi ideologici e questo è inaccettabile. Ma ritengo non sia esente da tutte le colpe Salvini che forse ha usato un pretesto per rovesciare il tavolo e non assumersi la responsabilità di governare». Per Brescia, «Salvini non aveva grandi motivi per mandare tutto all’aria: aveva ottenuto il ministero degli interni. Giorgetti era sottosegretario alla presidenza del consiglio, aveva il ministero dell’economia ed altri ministeri ancora… Ma si è impuntato comunque».

SONO DICHIARAZIONI che contravvengono alle indicazioni dello staff di vertice del M5S nei giorni scorsi: «Non attaccare la Lega». Osservando le discussioni online della base grillina, tuttavia, si nota come lo schieramento di governo definito Fronte sovranista, sia ormai dato per assodato, più che auspicato. Anche se Laura Castelli a Montecitorio nega: «Il M5S alle elezioni va da solo».