Ida Bassignano è deceduta a Roma ieri notte nella sua casa. Regista, autrice teatrale e radiofonica, scrittrice e saggista, proprio in questi giorni arriva in libreria, per Ianieri editore, un suo libro utile e fascinoso dedicato a L’Utopia di Luca Ronconi. Perché di quel genio della scena italiana lei era stata regista assistente in tre lavori importanti negli anni 70 e 80, come quello che resta ideale copertina della Biennale di teatro e musica che Ronconi diresse dal 1974 al ’76. Questo libro ne resta la testimonianza più viva, anzi l’unica, fin dal titolo. Di Utopia, che nacque negli ex Cantieri navali della Giudecca, esistono solo le foto: perfino un film per la tv è andato inspiegabilmente perso (benché vi avessero lavorato artisti di nome e molti nuovi attori divenuti poi importanti) e il testo costituisse una vera riscrittura dei cinque titoli di Aristofane riuniti in una summa unitaria del teatro e della politica di quegli anni incandescenti. Con una costruzione drammatica e scenica che si sviluppava lungo una strada di 60 metri, dove scorrevano tre automobili elettriche , una limousine, un camion, 25 lettini d’ospedale su rotelle legati tra loro, e perfino un aeroplanino Piper pilotato da Anita Laurenzi.

UNO SPETTACOLO mirabolante, successo entusiasta nei luoghi dove riuscì ad essere rappresentato dopo il debutto veneziano (anche in parecchie capitali straniere), con la caratteristica davvero unica di essere di fatto finanziato dal Pci, attraverso il circuito dei Festival dell’Unità. E nel quale a Ida Bassignano, oltre che di seguire le prove e ogni nuovo allestimento, toccava anche di dover guidare il camion che nella scena finale portava via le donne di Atene inseguite dagli uomini. Negli anni successivi sarebbe stata ancora assistente di Ronconi per Opera di Berio e L’uccellino azzurro di Maeterlinck. E certo quel regista ha lasciato in lei una impronta e una dedizione infinite, a cominciare dalla casa in affitto a Campo dei Fiori in cui era succeduta al maestro, due piani sotto Laura Betti con cui intessè un dialettico sodalizio.

MA IL TITOLO importante di Ida Bassignano regista è stato poi l’aver inventato e realizzato, con Piera Degli Esposti, Molly cara dall’Ulisse di Joyce, un esito trionfale durato nel tempo, tra altre regie che andarono da una Lisistrata a Ostia antica alla più recente drammaturgia contemporanea, come Malìa di Gianni Guardigli. Negli ultimi tempi si era dedicata soprattutto alla scrittura, pubblicando racconti sorprendenti come La Maria d’ Berloc (da Iacobelli) che attingeva alle sue radici piemontesi.

E ALTRI ne andava scrivendo, dopo aver del resto scritto tutta la vita, anche se gli inizi restano contrassegnati dal lavoro appassionato nelle cantine romane, come il Beat 72, centro della favolosa creatività degli anni 70. Ma «scrittura» sono stati per lei pure i testi, le regie, le sceneggiature, anche per il cinema, e per decine e decine di trasmissioni radiofoniche, compresi gli spettacoli per il ciclo curato sempre da Ronconi. Le piaceva scrivere, e qualcuno ricorderà una sua rubrica sulle pagine culturali de l’Unità, dal titolo La cara estinta, ritrattini di fine secolo. E cara resterà anche lei, con la sua intransigenza, al teatro italiano che l’ha conosciuta. I funerali oggi alle 15 a Santa Maria del Popolo nella omonima piazza romana.