Leggermente abbronzato, capello lungo ben curato, camicia aperta con catenina d’oro in vista, timbro di voce magnifico da cantante confidenziale. Simbolo dei latin lover e cantautore rigoroso, Fred Bongusto è stato la colonna sonora delle seducenti stagioni degli anni ’60 e ’70, coi suoi successi ha fatto innamorare più generazioni, ricreando l’atmosfera perfetta dei locali notturni e dei dancing estivi. Che cos’era Una rotonda sul mare (scritta nel 1964 con Franco Migliacci) se non la confessione di una coppia desiderosa di ritrovarsi in un posto romantico, forse anche al buio, durante una felice vacanza balneare?

E IL FAVOLOSO gusto retrò di Spaghetti (pollo e insalatina) a Detroit (1967, di nuovo con Migliacci) col suo canto filtrato attraverso un vecchio grammofono, raccontando del buon appetito e del suo amore per Lola che intonava Chinatown (un classico di Al Jolson). Oppure Doce doce, il suo primo vero hit del 1961, note carezzevoli e sentimentali, scritta in napoletano da Alfredo Antonio Carlo Buongusto (il suo vero nome all’anagrafe ma la u cadrà per motivi artistici) da Campobasso, ragazzo avviato allo studio legale di famiglia che però scoprì la musica, i complessi e tutto il mondo dei night club, suonando la chitarra all’alba del miracolo economico e di un paese sconvolto dall’arrivo del tempo libero e dell’esplosione della musica leggera. È scomparso ieri a 84 anni a Roma dove viveva ed era malato da tempo, si era ritirato nel 2007 per problemi di salute ( e una leggera sordità) dopo un tour sudamericano con Toquinho, anche lui d’origini molisane, facendo poi l’ultima apparizione a un ricordo di Califano nel 2013.

ANIMATO da una passione totale per la cultura napoletana (parteciperà più volte al Festival della Canzone e vivrà per molti anni a Ischia, il teatro delle gesta di un suo compaesano e ispiratore, Ugo Calise), dichiarerà più volte di essere stato folgorato da Frank Sinatra, inizialmente si affiderà a compositori esperti e sarà umile nell’accettare consigli ed esempi poi la sua elegante caratura d’autore sarà ampiamente riconosciuta, interprete di un genere preciso e senzatempo. La sigla di una trasmissione televisiva, Amore fermati (1964 musica di Gorni Kramer col testo spettacolare, il manifesto della sua poetica che l’accompagnerà in annate trionfali, di Italo Terzoli e Bernardino Zapponi – «Amore fermati, sta vicina ed accarezzami, forse è colpa della musica ma non ti ho amata mai così») lo renderà popolarissimo tanto da recitare se stesso nel film Obiettivo ragazze di Mario Mattioli (e in Peccato veniale del 1974).

E CONTINUARE l’esperienza cinematografica, arrangiatore di colonne sonore di molti film famosi come Il tigre di Dino Risi, Malizia e Peccato veniale di Salvatore Samperi, La cicala di Alberto Lattuada e Kamikazen di Gabriele Salvatores. La sua versione di Guarda che Luna resta un capolavoro di classe e atmosfera. E gli altri suoi brani indimenticabili come Malaga (incisa anche da Joao Gilberto) Accarezzame, Frida, Tre settimane da raccontare, La mia estate con te, Prima c’eri tu hanno segnato un’epoca romantica e spensierata.
Su Dailymotion c’è il fantastico duetto, medley di successi lungo dieci minuti, con Mina a Teatro Dieci, tv del sabato sera, datato 1964. E Bongusto ha avuto un legame speciale con l’America latina, dal successo di Balliamo (1977), una speciale notte di follia, collaborando anche con Vinicius De Moraes e Antonio Carlos Jobim (deliziosa la sua versione napoletana di Guagliona di Ipanema) riproponendo tanti loro evergreen come A Felicidade, Samba De Orfeo, Chega de saudade, senza dimenticare le sue versioni di Superstition di Stevie Wonder o di Les feuilles mortes di Yves Montand.