Il salvataggio di Alitalia perde una delle due compagnie e torna in alto mare. Dopo giorni di boatos, EasyJet si è ufficialmente tirata indietro lasciando la sola Delta come partner di Ferrovie nella prima alleanza ferro-cielo al mondo. Una alleanza che rischia di partire con un capitale in cui la quota da parte della parte «cielo» sarebbe ridotta ai soli 100 milioni promessi dagli americani di Delta su un totale necessario (minimo) di 1,5 miliardi che rischiano di essere tutti a carico di governo e controllate.

LA COMPAGNIA LOW COST inglese ha emanato uno striminzito comunicato in cui dà notizia della sua decisione: «EasyJet ha deciso di ritirarsi dal processo» confermando però «il suo impegno per l’Italia quale mercato chiave della compagnia: 18,5 milioni di passeggeri e 1.400 piloti e assistenti di volo con contratti di lavoro italiani (a differenza di RyanAir, ndr)». EasyJet non motiva la decisione di lasciare la trattativa ma il dietrofront è legato soprattutto alla sovrapposizione di oltre il 30 per cento dei voli fra l’attuale Alitalia e la stessa low cost inglese. Il governo aveva promesso a EasyJet più slot da Linate sulle rotte extraeuropee ma gli inglesi avrebbero dovuto spostarne molti da Malpensa, mossa troppo complicata e poco strategica.

L’addio degli inglesi arriva comunque nel giorno delle conferme da parte del gigante americano. «Delta conferma che continua a esplorare le vie per lavorare le vie per lavorare con le Ferrovie dello Stato e mantenere la nostra partnership con Alitalia nel futuro», dichiara il ceo di Delta Ed Bastian dopo aver accolto nella sede di Atlanta l’amministratore delegato di Fs Gianfranco Battisti. «Le discussioni sono in corso e Alitalia è un partner di Delta da lungo tempo», comunica una nota ufficiale che però non chiarisce l’impegno finanziario e la strategia. Il colosso Usa avrebbe assicurato una partecipazione non superiore al 10 per cento mentre Battisti cerca di spingere per un intervento più ampio.

FS NON VORREBBE AVERE più del 30 per cento e comunque continua a condizionare l’esito positivo della creazione della cordata alla presenza di un vettore internazionale come partner industriale già dentro al mercato aereo globale. Il governo aveva preferito l’alleanza Delta-EasyJet rispetto a Lufthansa perché i tedeschi sarebbero entrati solo in una nuova Alitalia già ristrutturata, fissando ad almeno 3mila gli esuberi sugli attuali 11mila dipendenti, specie sugli operatori di terra. Delta e EasyJet non avevano individuato – almeno ufficiosamente – esuberi, ma prima della definizione del piano industriale il rischio rimane.

L’addio di EasyJet dovrà essere bilanciato dalle partecipazioni pubbliche. Finora si era parlato del Ministero dell’Economia con una quota del 15% mentre sono ancora coperte le carte sull’impegno delle aziende partecipate sebbene sia Poste che Leonardo abbiano sempre negato un loro interesse mentre Cassa Depositi e Prestiti si era detta disponibile a dare supporto finanziario per l’acquisto di nuovi velivoli.

Il governo non ha commentato il forfait degli inglesi e continua a far promesse, nonostante quella di ieri del ministro Danilo Toninelli – «Siamo in dirittura d’arrivo e fine marzo dovrebbe essere la data utile per dare notizie risolutive da parte di Di Maio» – appaia fin troppo ottimistica.

LE CATTIVE NOTIZIE METTONO invece in allarme i sindacati che continuano a chiedere un incontro al ministro Di Maio «dopo un mese di silenzio». Ieri è arrivata una nuova fumata nera al ministero del Lavoro nella trattativa per la proroga della cassa integrazione straordinaria, che scade il 23 marzo. Alitalia vorrebbe prorogarla fino al 23 settembre per 1.010 lavoratori di cui 90 comandanti, 70 assistenti di volo e 850 addetti di terra: troppi per i sindacati. Un nuovo incontro è stato fissato per venerdì prossimo, giorno di scadenza dell’attuale cigs.

I sindacati – oltre ai confederali Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt, anche l’Associazione nazionale piloti (Anp) – continuano a chiedere il «piano industriale per Alitalia» e confermano lo sciopero di tutto il trasporto aereo: 4 ore lunedì 25. Il dossier Alitalia ha il peso preponderante accanto al rifinanziamento del Fondo aereo tagliato della metà nell’ultima legge di bilancio.