Ieri mattina, su richiesta italiana, sono stati arrestati in Francia 7 rifugiati politici, condannati in Italia per crimini legati agli anni di piombo, altri 3 sono ricercati. Si tratta degli ex Br Marina Petrella, Roberta Cappelli, Enzo Calvitti, Giovanni Alimonti, Sergio Tornaghi, di Giorgio Pietrostefani di Lotta Continua e di Narciso Manenti dei Nuclei armati per il contropotere territoriale. Ricercati Maurizio Di Marzio (ex Br), Luigi Bergamin (Proletari armati per il comunismo) e Raffaele Ventura. L’Italia aveva presentato una lista di 200 nomi, la Francia ne ha presi in considerazione 10. Queste persone entro 48 ore dovranno comparire di fronte alla Corte d’Appello di Parigi che deciderà, caso per caso, se prolungare la detenzione o concedere la libertà condizionata, prima di esaminare le richieste di estradizione.

LA PROCEDURA SI È accelerata l’8 aprile scorso: la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha presentato al suo omologo Eric Dupont-Moretti «una richiesta urgente delle autorità italiane a non lasciare impuniti gli attentati», anche perché in alcuni casi si stava avvicinando la prescrizione. Una decina di giorni fa c’è stata una telefonata tra Emmanuel Macron e Mario Draghi. L’Eliseo spiega che «il presidente ha voluto risolvere questa questione, come l’Italia chiedeva da anni. La Francia, anch’essa colpita dal terrorismo, capisce l’assoluto bisogno di giustizia delle vittime». L’iniziativa «si inscrive egualmente nell’impellente necessità della costruzione dell’Europa della giustizia, nella quale la fiducia reciproca deve essere al centro». Tra Italia e Francia è anche in atto il rilancio del Trattato del Quirinale, che stagna da anni.

GLI ARRESTI AVVENGONO in un contesto politico particolare in Francia, pochi giorni dopo lo sgozzamento di un’impiegata del commissariato di Rambouillet, nel giorno in cui è stata presentata una nuova legge anti-terrorismo che permetterà di controllare fino a due anni i condannati per terrorismo quando escono dal carcere e introduce il ricorso ad algoritmi per rintracciare radicalizzazioni in rete. A un anno dalle presidenziali, con Marine Le Pen alta nei sondaggi e la minaccia della vittoria della candidata dell’estrema destra, Macron si difende dall’accusa di «lassismo» fattagli anche dalla destra classica. Il terrorismo fa paura: negli ultimi mesi sono stati sventati 35 attentati, dal 2015 ci sono state circa 270 vittime.

È UN MONDO LONTANO nel passato che fa irruzione nell’attualità oggi, Macron, che ha 43 anni, non era nato quando la maggior parte dei fatti di cui sono accusati gli arrestati sono stati commessi. L’Eliseo ha sottolineato però di non voler smentire la cosiddetta «dottrina Mitterrand» – che non è una dottrina, ma una decisione politica – che nell’85, dopo un’intesa con Bettino Craxi, aveva concesso asilo ai rifugiati italiani: «Se non saranno fornite prove di partecipazione diretta a crimini di sangue non saranno estradati». La condizione era di abbandonare la violenza, allora François Mitterrand temeva che i circa 300 o più rifugiati potessero collaborare con Action Directe. C’è stato un solo caso, quello di Ciro Ruzzati, ucciso dalla polizia nell’ottobre dell’83, in occasione di una rapina in una banca con elementi di Action Directe. Finora c’è stata una sola estradizione dalla Francia: nel 2002, Paolo Persichetti, per decisione del ministro della Giustizia Dominique Perben (Rpr, neo-gollista). Nel 2008, invece, Nicolas Sarkozy rifiuta l’estradizione di Marina Petrella, tra gli arrestati di ieri, per ragioni di salute.

LA PRESSIONE ITALIANA sulla Francia si è accentuata dal 2019, dopo l’arresto di Cesare Battisti. La Francia è sempre stata prudente sulle estradizioni verso l’Italia perché il diritto francese non ha una giurisdizione analoga a quella italiana sui pentiti e, inoltre, stabilisce che un processo deve essere rifatto se c’è stata una condanna in contumacia, perché l’accusato deve sempre essere messo a confronto con gli accusatori, cosa che l’Italia non prevede.

UN APPELLO AL RISPETTO della dottrina Mitterrand è stato pubblicato su Le Monde il 20 aprile, firmato tra l’altro da Etienne Balibar, Luc Boltanski, Annie Ernaux, Robert Guédiguian, Dominique Manetti, Judith Revel: viene denunciata l’idea di una «concezione della giustizia come vendetta» nei confronti di persone ormai all’età della pensione, 40-50 anni dopo i fatti. Invocano un’amnistia per «non riaprire le ferite». L’avvocata storica dei rifugiati, Irène Terrel, ha parlato ieri di «persecuzione senza fine», un «tradimento senza nome da parte della Francia» con «un’operazione che assomiglia a una piccola retata». Per l’avvocato di Calvitti, «lo stato rinnega la sua parola».