«La mia immagine pubblica è inevitabilmente quella dell’integerrima vergine d’America, la ragazza della porta accanto, spensierata e sprizzante felicità. È un’ immagine più lontana dalla realtà di qualsiasi ruolo abbia mai interpretato. Ma non c’è verso: sarò per sempre la signorina cintura di castità», Doris Day diceva a A.E. Hotchner in un libro di interviste pubblicato nel 1976, tre anni dopo che l’attrice di Il letto racconta, Amami o lasciami, L’uomo che sapeva troppo, si era ritirata dagli schermi.
Day – che, nonostante i quattro mariti (uno peggio dell’altro, a sentire il necrologio del New York Times), il critico Dwight McDonald definì perfidamente: «sana come una scodella di cornflakes e almeno altrettanto sexy» – è mancata lunedì a Carmel, all’età di 97 anni. La notizia è stata data dalla Doris Day Animal Foundation, la fondazione a cui l’attrice -che viveva circondata da cani – dedicava da decenni la maggior pare del suo tempo. Nata a Cincinnati nel 1922, Mary Anne Kappelhoff vide le sue aspirazioni di giovane ballerina interrotte dallo scontro tra l’auto su cui viaggiava e un treno -nell’incidente si sfracellò una gamba.

Doris Day con Rock Hudson

REINVENTATASI come vocalista di big band grazie alle lezioni di canto offerte dalla mamma, nel 1945 vendeva più di un milione di copie con il disco Sentimental Journey. E la musica ha un grosso ruolo anche in molti dei suoi film. Nel primo, Amore sotto coperta (1948), subentrò a un ruolo che doveva essere di Judy Garland. L’esordio le fece guadagnare un contratto personale con il regista Michael Curtiz, e una serie di commedie romantico-musicali, unite però a film meno allineati con la sua immagine da brava ragazza tipica degli Usa anni Cinquanta: Non sparare, baciami! (1953), Amami o lasciami (1955), in cui interpretava la parte della cantante Ruth Etting, con James Cagney, o L’uomo che sapeva troppo di Alfred Hitchcock. Tra le sue commedie romantiche più note rimangono Il letto racconta… (1959), Amore, ritorna! (1961) – entrambi al fianco di Rock Hudson- e Il visone sulla pelle, con Cary Grant (1962). In una Hollywood che iniziava a riflettere le inquietudini politiche e culturali del paese, queste commedie, considerate incarnazioni della repressione sessuale dei Fifties (in realtà osè al momento dell’uscita), sarebbero state rivalutate da critici di estrazione femminista.

MOLLY HASKELL, per esempio, sottolineò come Doris Day -il cui appeal, nei sondaggi dell’associazione degli esercenti Usa fu eguagliato solo da quello di Shirley Temple – interpretasse spesso donne con una carriera professionale di successo. Una scelta, questa, che contrastava con la santificazione normanrockwelliana della casalinga del secondo dopoguerra. Ma le rivoluzioni dei Sixties non facevano per lei. E Day avrebbe rifiutato il ruolo di Mrs. Robinson in Il laureato, perché la storia tra una donna della sua età e un uomo molto più giovane andava contro i suoi principi. Dopo aver scoperto che il suo manager, e terzo marito, Martin Melcher, alla morte l’aveva lasciata sul lastrico, Doris Day accettò il ruolo di protagonista in una sitcom televisiva, il Doris Day Show (1968), che sarebbe andato in onda con successo per cinque anni.