Visioni

Addio Carlo di Carlo, regista, studioso, amante del cinema

Addio Carlo di Carlo, regista,  studioso, amante del cinemaDi Carlo con Pasolini e Anna Magnani

Lutti Bolognese, per anni collaboratore e amico di Antonioni, di cui ha curato la prima personale alla Mostra di Venezia, era stato anche assistente di Pasolini. Gli esordi insieme a Roberto Roversi

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 19 marzo 2016

Capitava di incontrarlo sempre nei festival Carlo di Carlo, ai convegni, negli appuntamenti col cinema d’autore, l’aria svagata, la voce gentile, appena cantilenante con l’ accento bolognese che si era mischiato a quello della città dove viveva ormai da anni, Roma. Sembrava lì un po’ per caso, e invece la sua figura aveva attraversato il nostro cinema con una certa costanza e determinazione sin da quando era soltanto un ragazzo.

 

 

Vicino a Pasolini, e a Antonioni, regista egli stesso, studioso, grande archivista e conoscitore del cinema italiano (il suo «Fondo Carlo di Carlo», con un ricchissimo patrimonio di documenti e testimonianze, è stato acquisito dalla Cineteca di Bologna), critico, curatore delle edizioni italiane di Heimat e del Decalogo di Kieslowski.

 
Ieri Carlo di Carlo se ne è andato nella sua casa romana, era malato da un anno, eppure con quella sua delicata ostinazione che gli conoscevano gli amici e le persone con cui aveva lavorato, sarebbe corso a Bologna per l’apertura della personale che in questi giorni fino a aprile gli dedica la Cineteca.

 
Nato nel capoluogo emiliano settantasette anni fa, inizia a occuparsi di cinema negli anni Sessanta, direttore tra il ’59 e il 63 della rivista Film selezione, e poi del periodico TVC. Nel 1961 Di Carlo giro il suo primo film, un corto, La menzogna di Marzabotto, sulla strage fascista nell’Appennino emiliano, con la collaborazione di Roberto Roversi, conosciuto quando era ancora a Bologna, frequentando la libreria Palmaverde. Con lui realizza in seguito Terre morte (’62), Isola di Varano (’62),Vivere con la bomba (’63), Bologna (’75), Il fuoco della città (’81), Marzabotto (’84), Un film per Monte Sole.
In quegli stessi anni di Carlo si trasferisce a Roma seguendo la sua scelta di fare cinema. Incontra Pasolini, di cui sarà aiuto regista in Mamma Roma, La ricotta e La rabbia, amico e compagno di strada come anche di Tonino Guerra o di Citto Maselli.

 

 

Pure se il suo nome si lega soprattutto a quello di Michelangelo Antonioni, del quale è stato collaboratore in molti film (Blow-Up, Zabriskie Point, Chung Kuo Cina, Professione reporter, Il mistero di Oberwald, Al di là delle nuvole), ha studiato l’opera (al cinema di Antonioni ha dedicato undici libri), ne ha curato la personale, nel 2002 alla Mostra cinematografica di Venezia. Un’amicizia quarantennale quella col regista di Ferrara del quale di Carlo diviene la «voce», il riferimento, e l’infaticabile promotore dell’opera e della memoria – come mostra il film realizzato nel 2008 Antonioni su Antonioni.

 

 

Nel ’77 di Carlo gira il suo primo lungometraggio dal romanzo di Juan Carlos Onetti, Per questa notte, che sarà invitato alla Semaine de la critique di Cannes. Inizia a lavorare anche per la Rai (Il fuoco della città con le musiche di Battistelli e le poesie di Roversi) e fonda il festival Antenna cinema sui rapporti tra cinema e tv.

 

 

Di recente aveva firmato per l’Istituto Luce i documentari d’archivio Il gioco degli specchi e Lo sguardo del Luce.

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