In un’intervista di qualche anno fa al quotidiano inglese The Guardian, alla domanda: «Da chi vorrebbe essere interpretato in un film sulla sua vita?» rispondeva: «Danny DeVito». E a quella successiva sulla cosa che più lo infastidiva: «Essere scambiato per Danny DeVito».

Niente racconta meglio di questa battuta Bob Hoskins, il grande attore (anche regista) britannico morto ieri a 71 anni per una polmonite, dopo essersi ritirato dalle scene due anni fa a causa del Parkinson. Piccoletto, gli occhi vispi e provocatori, una presenza ruvida miscuglio di dolcezza vulnerabile e brutalità, che agli inizi della sua carriera cinematografica lo porta spesso a interpretare il ruolo del gangster o del «duro», tanto da essere chiamato il Cagney Britannico, Hoskins aveva l’autoironia giusta per non rimanere ingabbiato in nessun personaggio. La stessa che lo fa ridere su un caso fortuito – rimpiazzare DeVito in Super Mario Bros, il film che più detesterà di tutta la sua carriera. E che mescolata a un talento profondo, ha permesso a questo vitalissimo inglese proletario di muoversi sullo schermo e sui palcoscenici accordando le corde attoriali più diverse.

Solo un «alieno» con lo spirito cockney di Hoskins poteva far funzionare gli indimenticabili duetti con la vamp formato cartoon Jessica Rabbit – nella versione originale ha la voce di Kathleen Turner – in quello che è diventato subito il suo personaggio più popolare, lanciandolo a Hollywood: il detective Eddie Vailant in Chi ha incastrato Roger Rabbit?, capolavoro di Zemeckis. Cappello storto, goffaggine imbarazzata di fronte a quella bomba di erotismo grafico che sbatte gli occhioni sussurrando «Non è colpa mia se mi hanno disegnata così!», Hoskins in carne e ossa riesce a diventare cartone a sua volta; un gioco di equilibrio e di invenzione che impone di dosare al millimetro ogni gesto, tic, battito di ciglio, nervo più nascosto, sfumatura della voce. Nei suoi racconti l’attore ricorda Chi ha incastrato Roger Rabbit? come il film che più lo ha fatto penare: «Pensavo di impazzire. La voce del coniglio mi rimbombava tutto il tempo nelle orecchie … Sembrava che fosse in ogni angolo del set».

Robert Williams Hoskins jr. nasce a Bury St.Edmund, nel Suffolk, il 26 ottobre del 1942, dove la famiglia come tante altre era stata evacuata dopo i durissimi bombardamenti tedeschi. Il padre è un contabile, la mamma lavora come cuoca in una scuola, Bob finita la guerra cresce a Londra, e anche la sua vita somiglia a un classico della sceneggiatura. A quindici anni molla la scuola, se la cava con lavoretti qua e là, lavavetri, fattorino, finchè nel Sessantotto accompagna un amico a un’audizione all’Unity Theatre di Londra e viene scelto per la parte. Incredibile. Eppure è tutto vero. «Ho capito subito che recitare era quello che dovevo fare. E mi ci sono buttato pensando ’Cristo adesso devo imparare a farlo bene perché sarà il mio lavoro per tutta la vita’. Ero impreparato, incolto, mi sono messo a leggere Stanislavskij, e mentre andavo avanti quello che diceva mi sembrava ovvio. Lo stesso con Strasberg, anche se lui suggeriva di avere sempre un’aria impegnata per fare colpo su chi conta. Così ho capito che gli attori, anche i più seri, sono soltanto degli intrattenitori».

Per molti anni Hoskins si allena in televisione, protagonista di Pennies from Heaven, una serie della Bbc dove interpreta un commesso viaggiatore. Al cinema il primo ruolo importante arriva con Il pornografo, accanto a Richard Dreyfuss (titolo originale Inserts) di John Byrum, un quasi underground clandestino della nuova onda inglese sulla costruzione e distruzione delle persone nello star system. Nel ’79 arriva il personaggio del gangster in Quel lungo venerdì santo (The Long Good Friday) di John Mackenzie. Coppola lo chiama per Cotton Club, e con Mona Lisa di Neil Jordan (’86) per il personaggio dell’autista ingenuo inasprito dalla vita, vince al festival di Cannes e ai Golden Globe.

Nel ’90 Hoskins arriva a Hollywood. Con Cher è in Sirene, Spielberg gli affida il personaggio di Spugna nel suo Capitan Uncino, e Stone lo sceglie per il ruolo di Hoover in Nixon (’95).

Nel frattempo Hoskins è passato anche dietro alla macchina da presa girando The Raggedy Rawney (’88), e poi il film familiare Rainbow (’95). Il suo ultimo ruolo sul grande schermo è stato quello di uno dei sette nani in Biancaneve e il cacciatore nel quale la sua faccia viene sovrapposta a un altro corpo.