Giorgio Galli se ne è andato il 27 dicembre dopo una vita lunga e creativa. Ha accompagnato la nostra storia repubblicana da testimone, interprete e protagonista. La competenza scientifica si è sempre unita in lui alla curiosità per le faglie e i confini estremi della storia e a una fedeltà di fondo all’aspirazione alla giustizia sociale e all’eguglianza.
Possiamo qui solo indicare alcuni momenti di questo lungo percorso.

GIORGIO GALLI è stato incontestabilmente il decano degli scienziati della politica ma ha sempre utilizzato gli strumenti della disciplina per sottoporli a esame critico e pur senza esibire gli strumenti della sociologia marxista ha cercato di strappare il segreto dei rapporti di forza sociali allo stratificarsi delle classi dirigenti.

È intervenuto nel dibattito storiografico a soli 25 anni con un volume sulla Storia del partito comunista italiano (Schwartz 1953), in cui sottolineava il ruolo di Bordiga nella nascita del partito: oggi acquisizione incontestabile, allora coraggioso primato della storia sulla propaganda. Da questo lavoro epocale derivano rapporti di conoscenza e stima con le minoranze comuniste, da «Azione comunista» a «Lotta comunista» in cui ha sempre individuato il respiro utopico più che la ricerca di una ortodossia.

Senza mai piegare il proprio progetto di ricerca a un interesse immediato di partito o di governo Galli è stato un socialista. Per molti decenni un «socialista senza partito» ma legato a un progetto riformatore in cui governo, rispetto del ruolo creativo del conflitto e conquiste di libertà si intrecciassero senza escludersi. Presso l’istituto Cattaneo di Bologna e poi nelle università di Trento e di Milano Giorgio Galli è stato uno dei pochi studiosi che dall’analisi dei flussi elettorali, di cui è stato incontestato specialista, hanno tratto una conoscenza capillare dei trends profondi della pubblica opinione e delle mentalità.

È DEL 1966 il suo volume più noto su Il bipartitismo imperfetto (Il Mulino, più volte ristampato). L’aspirazione a spingere il più in là possibile le potenzialità riformatrici del centro sinistra si scontravano con le peculiarità dei partiti di massa in Italia, soprattutto con un partito riformatore con una base elettorale e sociale operaia e popolare ma con dei riferimenti internazionali e un funzionamento interno eredi della storia comunista. Giorgio seppe analizzare questa peculiarità senza demonizzarne i protagonisti ma comprendendo le impasses che provocavano.

Ha poi indagato – in Occidente misterioso (Rizzoli 1987) – il ruolo degli immaginari esoterici e della resistenza delle razionalità alternative femminili e popolari contro l’affermarsi della razionalità statuale agli esordi del capitalismo, strettamente intrecciato all’ascesa dello stato nazionale, come ha acutamente dimostrato anche Gianni Arrighi nel suo Lungo XX secolo.

Nel successivo Hitler e il nazismo magico – Le componenti esoteriche del Reich millenario (Rizzoli 1989) senza mai negare le componenti economiche e materiali dei processi sociali indagava il ruolo degli immaginari oscuri che dalla letteratura minore e dai circoli di bizzarri emarginati potevano condizionare processi storici in fasi, come la Germania degli anni Venti, di crisi di sistema.
Il suo incontro e confronto col movimento delle donne è stato egualitario e rispettoso delle differenze, a partire da quella fondativa del femminile. Ed è fiorito anche grazie al felice incontro della sua vita con quella di Francesca Pasini, femminista, critica d’arte e organizzatrice creativa di circolazioni e fecondazioni fra arte, politica e cultura.

NEGLI ULTIMI ANNI ha indagato come interessi finanziari autosufficienti svuotassero sempre più le capacità di governo degli stati. Cito solo il volume a più voci Come si comanda il mondo. Teorie, volti, intrecci (Rubbettino 2017).

Questo ricordo non si può concludere senza rievocare le capacità comunicative di Giorgio, docente e maestro, capace di rivolgersi con comunicazione simpatetica al collega come ai più giovani ospiti di una bella tavola di amici.

Ricordarlo significa impegnarsi a continuare la sua interrogazione curiosa e rispettosa verso la società intera, nelle sue ombre e luci.