Anni ’60. In Rue De Choron, a Parigi, c’è un bell’andirivieni di fumettisti, tutti accomunati dalla stessa urgenza di colpire il lettore. Folgorati dalla lettura di Mad, celebre rivista yankee, Francois Cavanna e Georges Bernier hanno fondato Hara Kiri, la risposta francese bête et méchant, «stupida e cattiva» al magazine Made in Usa. Squadra ricca, per quattro miseri franchi: oltre ai fondatori, ci sono Fred, Lob e Reiser, che è sotto le armi e disegna in differita. Un bel giorno si presenta in redazione una bionda da infarto, Claire Bretécher, arrivata nella capitale da Nantes armata solo di matite e tigna. Narrano le cronache che Bernier resti lì, mascella pendula, lo sguardo perso nei fanali azzurri della squatter di vent’anni finita a vivere da Bohémienne per dispetto alla famiglia borghese.

Tavola da Agrippina

PER TUTTA RISPOSTA, la ragazza s’incazza e saluta: «Me ne vado a ’Pilote’». Basterebbe anche solo quest’aneddoto per raccontare la fumettista, scomparsa a 79 anni dopo aver accumulato più soddisfazioni di quante potrebbero conquistarne autori più normali in dieci vite. Apprezzata da Goscinny, Eco e Barthes, che nel 1976 la nomina «miglior sociologa francese» per la sua strip I frustrati. Autrice di epocali storie al femminile, da Agrippina, a Cellulite, fino a La vita appassionata di Teresa d’Avila. Fondatrice nel 1972 del periodico L’Écho des savanes con i colleghi Mandrika e Gotlib. Pioniera delle autoproduzioni, suo ambito d’elezione dal 1975 fino al nuovo millennio, quando il suo catalogo è stato accolto con tutti gli onori da Dargaud. Musa di opere teatrali, canzonette e serie animate. Nel 2015 il Beaubourg le ha dedicato una mostra a Parigi. Bretecher amava anche dipingere quadri nella sua casa di Montmartre, dove viveva con il marito Guy Carcassone.

PUBBLICATA in Italia su Linus, qualche anno fa aveva aveva parlato del suo metodo a Repubblica: «Quando comincio un albo nuovo credo di essere un genio, dopo venti pagine mi sento una merda». Il segno corrosivo di un’inquietudine che continuerà a bruciare anche lassù: l’asteroide 236463 porta il suo nome.