L’astrofisico Giovanni Bignami è morto ieri a Madrid, colto da un malore all’età di 73 anni. Era uno dei maggiori scienziati italiani e aveva saputo raggiungere il grande pubblico grazie a un’efficace attività di divulgazione. Il suo ultimo libro si intitola Oro dagli asteroidi e asparagi da Marte (Mondadori, 2015, scritto insieme all’economista Andrea Sommariva) e spiega in modo comprensibile a tutti come e perché lo spazio che circonda la Terra verrà presto esplorato e (forse) abitato dagli esseri umani. Anche la sua attività scientifica è stata sempre legata all’esplorazione dello spazio. Il suo nome e quello della moglie Patrizia Caraveo sono diventati noti a livello internazionale per la scoperta di Geminga, una stella di neutroni avvistata nel 1975. Geminga sta per «Gemini gamma-ray source», ma Bignami l’aveva scelto perché suona come il milanese «gh’è minga», non c’è. Si tratta, infatti, di una stella di neutroni particolare: emette pochissima luce visibile (quindi non si vede), un’intensa radiazione ad alta frequenza e nessuna onda radio. Fino alla sua scoperta, stelle simili non erano mai state osservate. Ci sono voluti vent’anni di ricerche e missioni spaziali per capire che non si trattasse di un errore delle tecniche osservative ma di un nuovo tipo di stella ancora sconosciuto, le stelle di neutroni «radio-silenti». In realtà, nel 2011 un’altra équipe italiana dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) ha scoperto che Geminga emette onde radio, per quanto debolmente. Nel frattempo, l’esistenza delle stelle radio-silenti era stata confermata nel 2009 dall’osservatorio spaziale Fermi della Nasa, e la rivista Science la giudicò una delle 10 più importanti scoperte dell’anno.
Proprio all’Inaf, di cui è stato presidente dal 2012 al 2015, Bignami aveva rivestito l’ultimo incarico di peso. Prima, aveva diretto l’Agenzia Spaziale Italiana e occupato ruoli dirigenti in importanti istituzioni internazionali, dall’Esa al Centro per gli studi spaziali delle radiazioni di Tolosa. Nel 2009, si era candidato alle elezioni europee per il Pd, risultando primo dei non eletti.