Non è da tutti, dopo avere ricevuto quattro nomination agli Oscar come miglior attore protagonista (ne avrà poi anche una come non protagonista), accettare un ruolo e farsi pagare con una cassa di champagne. Albert Finney, scomparso a 82 anni dopo una breve malattia, lo ha fatto per I duellanti di Ridley Scott. Ma Finney era fatto così, alla sua maniera, geniale e scontrosa. In tempi successivi ha anche rifiutato onorificenze britanniche ufficiali dicendo che «la faccenda del cavalierato perpetua leggermente una delle nostre malattie inglesi: lo snobismo». Per questo vale la pena cominciare dai suoi rifiuti, prima ancora che dai successi.

DI FORMAZIONE teatrale e dotato di immenso talento ha declinato l’invito di diventare capo del Britain National Theater al posto di Laurence Olivier (posto accettato invece da sir John Gielgud). Non ha interpretato Lawrence d’Arabia perché non interessato a essere ingabbiato in una megaproduzione come star. Dopo avere ottenuto la nomination per l’interpretazione di Poirot in Assassinio sull’Orient Express (che la stessa Agatha Christie definì il miglior ritratto del suo personaggio), si sfilò dal successivo episodio lasciando via libera a Peter Ustinov.

«ODIO essere legato, a una ragazza, a un produttore o a un certo tipo di immagini da grande schermo». Originario di Salford, Manchester, non era del tutto fedele a quel che affermava nelle interviste, almeno nel privato, visto che nel tempo si è sposato tre volte (una con Anouk Aimée) e ha avuto diversi «legami». Ma ha sempre preservato la sua figura artistica, da noi conosciuta per i suoi lavori cinematografici. Il suo primo ruolo di rilievo m stato l’operaio Seaton in Sabato sera domenica mattina esordio di Karel Reisz, uno dei migliori film «arrabbiati» del free cinema. Seguito da Tom Jones di Richardson. Poi un’infinità di titoli, giusto per far riaffiorare alcune immagini Servo di scena (Yates), Due per la strada (Donen), Sotto il vulcano (Huston), Crocevia della morte (Coen) e poi Erin Brockovich (Soderbergh), tutte interpretazioni straordinarie spesso, come si diceva, contrassegnate da riconoscimenti. Il suo smisurato talento, unito all’anticonformismo innato lo hanno fatto diventare un personaggio singolare del panorama spettacolare britannico (capace di spaziare dal teatro, alla tv al cinema), popolato da figure magistrali come interpreti, registi, scrittori, che segnano ancora oggi il nostro immaginario.