Un altro nostro storico compagno se ne è andato: Vinicio D’Agostini. Aveva 71 anni e la sua vita, dai 17 anni in poi, l’aveva passata a Torino. Ma era nato nel Friuli, come tanti operai torinesi, figli dell’ondata di immigrazione da quella regione. Il primo lavoro Vinicio l’aveva trovato in una pasticceria della città, ma presto era riuscito ad entrare alle Ferrovie dello stato, come operaio. E come tanti era diventato comunista: iscritto prima alla Fgci, poi al Pci.

E fu però fra i primissimi aderenti a Il Manifesto, già nel ’69, poi segretario della mitica sezione del Lingotto del Pdup, e in seguito tesoriere della federazione provinciale del partito. Tutti ricordano ancora che quando, in seguito alla decisione del suo congresso dell’85, il Pdup confluì nel Pci, Vinicio portò in dote un milione di lire. Molte, raccolte con pazienza, perché per Vinicio il contributo finanziario di ogni compagno all’organizzazione era un valore cui non si poteva trasgredire.

Vinicio non è stato solo un dirigente di partito, ma un grande militante nelle lotte sindacali, prima della Filt Cgil, poi dello Spi. Per tutta la sua vita non è mai mancato una volta al corteo del primo maggio a Torino. Così come alle manifestazioni dell’Anpi.

Vogliamo ricordare per ultimo la sua carica più recente, cui si è dedicato con passione, perché era anche un modo per tener viva una rete di compagni, una comunità che si è costruita attorno alla storia di un pezzo non irrilevante della sinistra torinese: presidente del Circolo del proletariato senile Pantagruel, un’associazione che vive da tempo nel segno della giustizia sociale e che cura i cibi della tradizione culinaria delle regioni d’Italia. La sua morte è stata improvvisa, e noi siamo ancora increduli oltreché tremendamente addolorati.

I compagni di Torino

Gli avevo parlato per telefono il giorno prima. Avevo bisogno di una informazione su Torino e come mi era naturale da quasi mezzo secolo è a Vinicio che avevo telefonato per averla. Perchè Vinicio per noi vecchi de Il Manifesto era Torino: la sua sinistra, la sua classe operaia, la sua storia: tutto. Non lo era del resto solo per noi vecchi: il primo ad avvertirmi che era improvvisamente mancato è stato uno dei giovani delle Officine Corsare, il circolo Arci più politicamente attivo della città. Perché Vinicio non si era ritirato, era ancora sempre lì in mezzo a chi non ha rinunciato «a cercare». Non so se i ragazzi di altre province possono capire il vuoto che lascia: enorme.

Luciana Castellina

I funerali di Vinicio si terranno martedì 6 giugno alle 14,30 al Cimitero di Corso Novara.

Il manifesto abbraccia la moglie Gabriella e la figlia Alessia.