Troppo facile affermare che registi come Stuart Gordon «non se fanno più». In realtà è il sistema produttivo e la fruizione del cinema che è cambiata radicalmente. Stuart Gordon apparteneva a una tipologia di cineasti i cui progetti nuovi erano annunciati nell’ambito di mercati come il Mifed o negli anni caotici di quello di Cannes. Piccoli film, tutti con un taglio particolare e un’idea bizzarra e i titoli che oggi affollano i listini fatalmente tutti uguali.

STUART GORDON era il classico regista da factory. Uno di quelli che Roger Corman avrebbe messo sotto contratto e che – secondo la legge di Paul Bartel «se sei bravo non fai più di due film con Corman» – si sarebbe messo subito in proprio. E questo è ovviamente un complimento. Gordon non ha mai lavorato con Corman ma ha trovato un validissimo equivalente nel genio visionario e imprenditoriale di Brian Yuzna. Insieme i due hanno dato una meravigliosa scossa all’horror statunitense degli anni ’80 dopo che questo, in seguito al cruciale flop de La cosa di Carpenter e Videodrome di Cronenberg, ha preferito normalizzarsi piuttosto che continuare a sperimentare e a inventare.

L’impresa di Yuzna seguiva il modello cormaniano del film a budget modesto in grado di compensare con l’invenzione, anche estrema o eccessiva (a seconda dei gusti) alla relativa scarsità di mezzi. Gordon aveva alle spalle una lunga esperienza teatrale e militante. Profondamente contro la guerra in Vietnam, ha sempre nutrito un interesse per l’opera di Edgar Allan Poe e Lovecraft. Ed è proprio questo fertilissimo cortocircuito fra una tensione intellettuale e politica critica e il piacere per il cinema di genere, a conferire ai suoi migliori film quelle caratteristiche sovversive che ne hanno fatto la singolarità.

Gordon si presenta subito, nel 1985, con un film – assolutamente imprendibile – come Re-Animator. Le avventure del lovecraftiano Herbert West diventano nelle sue mani una rutilante follia gore. Inizialmente Gordon aveva intenzione di portare il racconto sulle scene e, successivamente, farne una serie televisiva. Ma in un secondo momento si convince che il tipo di horror che aveva in mente poteva trovare una collocazione adeguata solo al cinema. A questo punto entra in scena Yuzna che apprezza ciò che gli fa leggere Gordon e insieme decidono di dare vita a un film che abbia la forza de La casa di Sam Raimi ma dotato di effetti speciali e valori produttivi nettamente superiori. Per interpretare il rianimatore immaginato da Lovecraft viene scritturato Jeffrey Combs, la cui performance fra l’inetto volontario e lo spiritato, ne fa immediatamente un attore di culto. Il film, costato circa 900.000 dollari ne incassa più del doppio. I premi nei festival specializzati fioccano. Il tasso altissimo di emoglobina, i riferimenti sessuali e la violenza, per quanto cartoonesca, fanno sì che il film soffra di noie con la censura per molti anni.

GORDON E YUZNA, però, incoraggiati dal risultato lusinghiero, ricorrono a un altro racconto breve di Lovecraft per dare vita al loro nuovo film. From Beyond si muove nei medesimi territori del precedente film ma aggiunge un’ulteriore componente di delirio, erotismo, splatter spingendosi nei territori di un’astrazione molto precisa. Grazie agli effetti speciali volutamente eccessivi di John Carl Buechler (scomparso nel 2019) il film assurge subito al rango di culto. Gordon è celebrato come la cosa nuova dell’horror ma già con il successivo Dolls, prodotto dal fido Yuzna, il regista dimostra di avere anche altre ambizioni e soprattutto di farle diventare film.

CURIOSAMENTE il suo grande successo giunge alla fine degli anni ’80 con un film, che se anche poteva evocare alla lontana Viaggio allucinante di Richard Fleischer, è in realtà lontanissimo dall’horror. Con Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, interpretato da Rick Moranis, Gordon ottiene il maggior successo della sua carriera ma il successivo Robot Jox, anche se per certi versi può essere considerato un antesignano dei Transformers, non è altrettanto riuscito e conta fra i lavori meno interessanti del regista anche se Trent Reznor ha campionato alcuni suoni del film per il suo disco The Downward Spiral.
Gli anni ’90 hanno visto la carriera di Gordon oscillare fra prodotti diversamente interessanti senza però raggiungere mai le vette della fine degli anni ’80. Un film come 2013 – La fortezza, pur risultando un successo al botteghino, e pur vantando scenografie interessanti, non è memorabile. Nel 1993 lavora alla sceneggiatura di Ultracorpi – L’invasione continua di Abel Ferrara. Il resto degli anni ’90 trascorre fra alti e bassi. Film come Space Truckers non fanno nulla per la sua reputazione mentre titoli più interessanti come The Wonderful Ice Cream Suit risultano poco visti. All’inizio degli anni Zero le sue quotazioni risalgono nettamente.

FILM COME Dagon, King of the Ants e soprattutto gli eccellenti Edmond e Stuck dimostrano che l’artefice visionario di Re-Animator e From Beyond non solo non era scomparso ma aveva conquistato una maturità formale di matrice addirittura classica. La sua parabola è in fondo quella di tutto un cinema che a fronte di budget ridotti se la giocava con idee enormi. E Stuart Gordon, probabilmente, è stata l’ultima espressione di un’idea cinema di genere che ormai non esiste più.