CONVEGNO E SUPPLEMENTO IN EDICOLA
Il secolo di Rossana
il manifesto17 aprile 2024
1924-2024Nel centenario della nascita della fondatrice del manifesto, un convegno alla camera e un supplemento speciale in edicola dal 23 aprile
La notizia è giunta all’alba del 20 settembre 2020. Nelle ore immediatamente successive sono arrivati i primi titoli dei giornali, i tweet di molte personalità pubbliche, e le prime lettere di commiato.
In questa pagina c’è un po’ di materiale raccolto “a caldo” tra le innumerevoli e commosse reazioni alla sua scomparsa.
Inoltre linkiamo alcune video interviste a Rossana e una prima bibliografia delle sue opere e del suo pensiero.
Il video integrale del saluto pubblico a Rossana Rossanda che si è tenuto il 24 settembre a Roma, in piazza Santi Apostoli. La scaletta degli interventi: Luciana Castellina, Filippo Maone, Ninetta Zandegiacomi, Aldo Tortorella, Emanuele Macaluso, Fabio Mussi, Norma Rangeri, Maurizio Landini, Maria Luisa Boccia, Antonio Bassolino, Franco Cavalli, Argiris Panagopoulos, Fabrizio De Sanctis, Doriana Ricci, Ida Dominijanni, Ginevra Bompiani, Stefano Iannillo, Gabriele Polo, Luciana Castellina.
Federico De Melis e Roberto Andreotti incontrano Rossana Rossanda per parlare di marxismo all’interno del Pci e del gruppo del Manifesto.
La scrittrice e giornalista racconta la sua formazione, l’adolescenza a Venezia e il rapporto con la città. La Resistenza e il dopoguerra a Milano, l’iscrizione nel 1946 al Partito Comunista, l’esperienza della Casa della cultura milanese nel 1948. Infine il rapporto di amicizia con Luigi Pintor e la fondazione del quotidiano il manifesto.
Sul trespolo nella redazione de «la Repubblica» non c’è un merlo, ma un condor, il rapace che si nutre delle carcasse degli animali. Un merlo proprio no, lui è gentile e squillante, ha un becco giallo certo da furbo ma consapevole, di uno che la storia la conosce al volo. E invece no, chi ha firmato ieri «Cucù» – la rubrichetta sedicente ironica – vale a dire Francesco Merlo, è stato sfacciatamente ignorante e menzognero nel mostrarsi a tutti i costi «controcorrente» rispetto ai ricordi affettuosi e positivi, e da molte parti, per Rossana Rossanda.
Rossana Rossanda è stata una pensatrice raffinata che ha avuto il merito di porre dubbi e interrogativi spesso illuminanti in un mondo cupamente diviso in due. Questa tensione tra pensiero critico e autocritica, tra le idee e il banco di prova della storia ha sempre animato la sua disamina della società così come le sue stesse convinzioni. A Milano si è formata negli anni degli studi universitari e della lotta partigiana ed è entrata a Palazzo Marino come consigliera comunale sul finire degli anni quaranta, ai tempi delle amministrazioni guidate da Antonio Greppi e Virgilio Ferrari. In quel periodo Rossana Rossanda ha inciso sulla scena intellettuale cittadina dirigendo, giovanissima, la Casa della Cultura, dove ha avuto l'occasione di frequentare i maggiori pensatori del suo tempo. E da Milano è partita la sua avventura parlamentare col PCI, di cui era dirigente. In questo ruolo ha cercato la difficile sintesi tra l'aspirazione alla libertà individuale e il socialismo reale, tra la guerra fredda e l'utopia studentesca. Una posizione scomoda costatale l'espulsione dal partito. Una rottura alla quale ha risposto con la fondazione de “il Manifesto”, testata che avrebbe diretto a lungo esprimendo grande capacità letteraria e stile giornalistico innovativo. Rossana Rossanda è il ritratto di una donna complessa, pragmatica e di grande onestà intellettuale. Una mentre lucida e attenta alla diversità delle esperienze, lontana da categorie ideologiche polarizzanti, come pure dalle trappole della memoria di cui lei stessa diffidava. Grazie al suo atteggiamento senza ipocrisie nei confronti di qualsiasi battaglia - dal partito alla società, dalle donne ai lavoratori - Milano la celebra oggi non come “la ragazza del secolo scorso”, bensì come esempio da seguire per affrontare con passione e disincanto i cambiamenti che ci aspettano.
La dedicaCitati spesso, anche a sproposito negli ultimissimi giorni, questi due articoli sulle Br, il Pci e la Democrazia cristiana pubblicati su il manifesto nel 1978, durante il sequestro Moro, generarono – e generano ancora oggi – polemiche feroci. Li ripubblichiamo nella loro interezza, per restituirne intera la loro complessità.