Paul Otchakovsky-Laurens è morto in un incidente stradale il 2 gennaio scorso. Con lui se ne va la figura di un editore, di un cinefilo, di una persona onesta. Non ce ne sono molte in giro. Nel paesaggio della letteratura, della poesia e del saggio critico, le edizioni che portavano non il suo nome ma l’acronimo POL (omofono di Paul), fondate da lui nel 1983, hanno avuto un’influenza profonda sulla cultura francese degli ultimi trent’anni. È stato direttore dell’Avance sur recette (la principale commissione di sostegno al cinema del Cnc) e presidente del festival Fid Marseille.
Pol si era raccontato in due film documentari, entrambi autobiografici, Sablé sur Sarthe, Sarthe (2009) e, più recentemente, Editeur (2017) dove ritornava brevemente sulla propria infanzia, evocando un abuso sessuale dai contorni confusi. Editeur è soprattutto una riflessione teorica sul ruolo dell’editore che Pol aveva cercato di tracciare attraverso una rimessa in scena della propria esperienza e di alcuni episodi chiave.
Tra questi, la causa per diffamazione intentata (e vinta) dal dirigente neofascista Jean-Marie Le Pen a Mahieu Lindon, autore del Procès de Jean-Marie Le Pen (POL, 1998). Il film rimette in scena la causa in tribunale utilizzando come attori lavoratori e autori della casa editrice.

ANCHE SE LE EDIZIONI sono state assorbite da Gallimard, Pol ha sempre tenuto ferma l’idea di contenere il lavoro all’interno di un metodo artigianale. Il numero dei libri pubblicati non ha mai superato la cinquantina. E Pol, cosa rara se non unica tra gli editori importanti, non ha un comitato di lettura. Ogni tanto, Pol partiva per un mese in una casa di campagna, portandosi una valigia di manoscritti. È noto che rifiutasse ogni tipo di pré-selezione. Questo spiega anche perché nel catalogo non si trovano traduzioni. Il suo rapporto con gli autori era diretto. Ma contrariamente ad altri editori, non interveniva sul testo. «Ho fiducia nei miei autori», diceva.

QUALI SONO? Il più noto al lettore italiano è Emmanuel Carrère. Da solo, un libro di Carrère garantiva a Pol la stabilità di bilancio per un anno. E la possibilità di lanciarsi su progetti molto meno redditizi. Come la pubblicazione della rivista di cinema Traffic, fondata dal critico cinematografico Serge Daney – del quale Pol editò anche una preziosa e poco commerciale opera integrale.
Della famiglia Pol, vanno ricordati due poeti. Olivier Cadiot, uno dei più importanti scrittori francesi contemporanei. E Pierre Alferi, la cui opera spazia dal saggio alla poesia al romanzo. Entrambi sono all’origine degli unici due numeri (95/1 e 96/2) di una splendida rivista effimera: Revue de Littérature Générale. L’altro autore Pol per eccellenza è Georges Perec (La vie, mode d’emploi, 1978, presso l’editore Hachette).
A Perec, Pol era legatissimo : il simbolo della casa editrice fondata sette anni dopo, tre tessere grigie e quattro blu, viene da un gioco da tavolo cinese, il go, evocato da Perec nel suo libro.