Seduto di fronte al suo intervistatore, era talmente alto e grande che l’inquadratura poteva sembrare una prospettiva forzata, un effetto visivo del «vecchio» cinema. Ed era proprio per la sua altezza fuori dal comune (2 metri e 20), dovuta alla sindrome di Marfan, che George Lucas lo aveva voluto per interpretare il wookie Chewbecca in Guerre stellari. Il ruolo che Peter Mayhew, scomparso giovedì notte a 74 anni, ha ricoperto fino al 2015, anno del Risveglio della forza, quando problemi di salute l’hanno costretto a non poter più indossare il costume del personaggio che l’ha reso famoso – oscurandone sempre il volto sorridente ma non gli occhi blu che si intravedevano dietro la maschera pelosa.

Nato in Inghilterra, nel Surrey, nel 1944, Mayhew faceva l’inserviente in un ospedale dello Yorkshire quando gli fu offerto, sempre per la sua altezza, il ruolo del minotauro nel suo primo film: Sinbad and the Eye of the Tiger di Sam Wanamaker – uscito lo stesso anno di Guerre stellari, il 1977, e destinato a venirne oscurato. In Inghilterra Mayhew incontrò anche Lucas, giunto per scritturare alcuni attori della Hammer film per la sua ambiziosa «opera spaziale»: David Prowse e Peter Cushing entrarono nel cast, ma il regista di American Graffiti cercava anche un uomo dalla statura eccezionale che potesse interpretare Chewbecca, l’inseparabile compagno del contrabbandiere Ian Solo (Harrison Ford) a metà fra un orso gigante e un essere umano, buono ma irascibile, ispirato al cane di Lucas: Indiana.

MAYHEW fu contattato per un provino: «La porta si aprì – aveva raccontato l’attore – ed entrò George Lucas con Gary Kurtz (uno dei produttori di Guerre stellari, ndr). Sono nato in Inghilterra, per cui se qualcuno entra in una stanza io mi alzo. George mi guardò, poi si voltò verso Gary e disse: ’Credo che l’abbiamo trovato’». Da quel giorno Mayhew è stato Chewbecca in tutti i film della saga originale – Una nuova speranza, L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi – e anche nel terzo capitolo dei prequel: La vendetta dei Sith, l’unico dove non è al fianco del suo inseparabile amico e compagno di scorribande Ian Solo. Il risveglio della forza di J.J. Abrams è stato l’ultimo film nel quale ha vestito i panni del suo alter ego spaziale – il cui inconfondibile ruggito chiudeva non a caso il trailer del 2015 annunciando il ritorno sul grande schermo di alcuni degli eroi più amati della storia del cinema.

UN RUGGITO creato dal sound designer Ben Burtt nel corso dell’anno passato a ricercare dei suoni «che non esistono nella nostra galassia» e che potessero completare la visione stellare di Lucas: «Per il ruggito di Chewbe ho registrato il verso di orsi, cani, tigri e anche dei trichechi. Poi li ho sovrapposti e montati in modo che i rumori formassero delle piccole frasi». Mayhew non condivideva infatti solo la «sorte» di molti attori di Guerre Stellari, sempre «oscurati» dal loro travestimento (Anthony Daniels e il suo C-3PO, Kenny Baker con C1-P8) ma anche quella di David Prowse, nascosto dalla maschera di Fener e doppiato da un altro attore: James Earl Jones.

Ma pure se né la sua voce né le sue espressioni fanno mai la loro comparsa nella saga, Mayhew resta uno degli attori più amati di Guerre stellari – fra i più disponibili e affettuosi con i fan – e tanto intimamente legato al suo personaggio che il suo nome è nei credits degli ultimi film dove appare Chewbecca – Gli ultimi Jedi e Solo – come consulente del suo nuovo interprete, il giocatore di basket Joonas Suotamo.

INTERPELLATO sul sequel della saga, Mayhew aveva detto di aver capito che sarebbe stato un successo quando J.J. Abrams ha comunicato al cast che le cose si sarebbero fatte «alla vecchia maniera»: «Quindi come si deve, con le vecchie attrezzature e con pochi effetti digitali», compreso il costume da wookie. Nel finale di quel film, la principessa Leila (Carrie Fisher) saluta commossa, come gli spettatori, il suo amico ritrovato Chewbecca. Perché è così che in molti, anzi moltissimi, ricordano Peter Mayhew: un vecchio amico e compagno di indimenticabili avventure.