Una vita dedicata alla danza, che da Bruxelles, dove era nato nel 1944, lo porterà a sviluppare una lunga, feconda carriera in Italia. Se ne è andato ieri sera a 77 anni Micha van Hoecke, coreografo, regista di teatro e d’opera, un gusto per la danza nato insieme a tante altre passioni da ragazzino. È mancato per un tumore diagnosticato pochi mesi fa, ad annunciarlo ieri la moglie, la ballerina giapponese Miki Matsuse. Figlio di un pittore belga e di una cantante russa, van Hoecke era stato allievo dello studio Wacker di Parigi con una maestra di classico che ha fatto storia: Olga Preobrajenska. La carriera di interprete agli esordi lo vede danzare con Roland Petit, ma è Maurice Béjart il vero padre artistico di Micha. 20 anni di lavoro insieme, prima come giovane allievo, poi come danzatore del Ballet du XXème Siècle, ma anche come aiuto-coreografo, assistente: Béjart lo volle anche come direttore della sua scuola Mudra, fondata su una visione della formazione del danzatore ad ampio spettro, incontro sulle arti della scena tra tecniche e filosofie occidentali e orientali. Da Béjart Micha van Hoecke incontra Maguy Marin, sua prima moglie, che parteciperà con il giovane coreografo alla formazione del gruppo Chandra interno alla scuola.

NEL 1981 Micha si occupa anche delle coreografie di un film cult: Bolero di Claude Lelouch, titolo preso dall’omonimo, inossidabile pezzo di Béjart che chiude la pellicola con in centro al tavolo quella belva da palcoscenico che fu Jorge Donn. Tra le tante interpretazioni béjartiane di van Hoecke, non si può non nominare, e per una toccante coincidenza, L’Heure Exquise, creato per Micha e Carla Fracci nel 1998 al Carignano di Torino. Pezzo emozionante ispirato a Giorni felici di Beckett, è tornato in scena in questi mesi grazie a Alessandra Ferri, sarà a Torinodanza a metà settembre dopo il debutto lo scorso giugno a Ravenna Festival. Micha avrebbe dovuto rimontare L’Heure Exquise per Ferri e Carsten Jung insieme a Maina Gielgud, unica altra interprete con Fracci del balletto, ma la malattia glielo ha impedito. Immaginiamo con grande dispiacere.

MA TORNIAMO indietro. In Italia van Hoecke inizia a farsi conoscere dai primi anni Ottanta. Un amore per la nostra terra che lo porta a trasferirsi a Rosignano Solvay, in provincia di Livorno. Tra i tanti incarichi e iniziative che lo hanno visto protagonista, l’attività trentennale a Castiglioncello del suo Ensemble, la direzione dei Corpi di Ballo del Massimo di Palermo e dell’Opera di Roma, le moltissime creazioni. Tra queste Berg Kristall di Sylvano Bussotti, La dernière danse, Prospettiva Nevskij, Teorema da Pasolini per la regia di Ronconi, Les Sept péchés capitaux con Ute Lemper. Grande la sua collaborazione con Ravenna Festival, di cui Micha è stato artista in residenza, firmando numerosissime produzioni che lo hanno anche visto al fianco di Riccardo Muti e Chiara Muti. Tra le regie liriche ideate per Ravenna Festival la prima fu La Muette de Portici di Auber. Tra i suoi lavori di successo, La Regina della Notte, omaggio a Mozart del 2006 su ideazione di Cristina Mazzavillani Muti.