I suoi abiti nascevano dal concetto giapponese di basara – un’estetica vistosa e sgargiante – che lo aveva fatto conoscere e apprezzare nella sua sfilata di esordio a Londra nel 1971, primo stilista giapponese ad approdare nella capitale inglese. Kansai Yamamoto, scomparso ieri a 76 anni, aveva ricordato in un’intervista l’ottima accoglienza che gli fu tributata nel Regno Unito: «Avevo scoperto il basara in Giappone, attraverso delle xilografie tradizionali. Quando avevo 25 anni indossavo gli abiti che io stesso disegnavo. Ma sfortunatamente, all’epoca in Giappone il mio stile veniva accolto con freddezza e derisione, per cui andai a Londra. Lì, la reazione della gente fu completamente diversa – erano calorosi, interessati ed entusiasti. Compresi che l’estetica britannica valorizza la libertà nello stile, nel colore e nell’espressione di sé, proprio come nel basara giapponese».

FRA COLORO che apprezzavano le sue creazioni c’erano non a caso musicisti come Elton John e soprattutto David Bowie, che ha reso celebri i suoi abiti e in particolare la tuta nera a strisce bianche, ispirata agli indumenti tradizionali dei lavoratori giapponesi, che il musicista indossò nel 1973, per l’Aladdin Sane tour. «Non avevo mai visto una performance come quella – aveva raccontato Yamamoto al Guardian – Quando cominciò il concerto lui fu calato dal soffitto, portava gli abiti che avevo disegnato. Poi ci fu un movimento che è frequente nel Kabuki: si chiama hikinuki e consiste nello strapparsi dal corpo il costume, rivelando ciò che c’è sotto. È stato un momento molto scenografico». Bowie aveva già indossato gli abiti di Yamamoto anche per Ziggy Stardust, e alla tuta nera e bianca da lui resa famosa – proveniente dalla collezione femminile di Yamamoto, che ha contribuito insieme al musicista a rendere più fluido il concetto di genere – ha reso omaggio anche l’illustratore Steven Guarnaccia in un libro (uscito in Italia per Corraini), vestendoci una moderna Cenerentola.